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L’Arabia Saudita abbassa i prezzi del petrolio consegna febbraio. L’OPEC cambia rotta?

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L’Arabia Saudita ha ridotto il prezzo del suo greggio per la consegna di febbraio per tutti gli acquirenti e non solo per quelli asiatici, come ha fatto in precedenza.

Il taglio per gli importatori asiatici è stato tuttavia il più profondo, pari a 2 dollari al barile per tutti i tipi di petrolio esportati dall’Arabia Saudita, ha dichiarato Amena Bakr di Energy Intelligence in un post su X.
È interessante notare che Aramco ha tagliato anche il prezzo per gli acquirenti nordamericani della stessa cifra, mentre nei precedenti aggiustamenti di prezzo aveva ridotto questi prezzi in modo più modesto.

Per gli acquirenti europei, Aramco ha tagliato i prezzi di febbraio tra 1,50 e 2 dollari al barile.

“Il greggio saudita è ancora relativamente più costoso rispetto ad altri greggi regionali. Ma siamo abbastanza contenti di vedere questi prezzi, che lo rendono molto più accessibile per noi”, ha dichiarato a Reuters una fonte di una raffineria dell’Asia settentrionale commentando la notizia.

L’agenzia di stampa ha osservato che il taglio dei prezzi è il più profondo degli ultimi 13 mesi, ma era in linea con le aspettative, che prevedevano anche un mercato asiatico più morbido per il greggio. Un mese fa, un sondaggio condotto da Bloomberg tra i raffinatori aveva suggerito che Aramco avrebbe tagliato i prezzi a causa dell’intensificarsi della concorrenza per il mercato asiatico e del greggio più economico proveniente dagli Stati Uniti e dall’Europa, oltre che dalla Guyana.

Il petrolio proveniente dagli Stati Uniti è diventato particolarmente interessante come alternativa ai greggi mediorientali, dato che il Brent si è avvicinato alla parità con i parametri di Dubai rispetto ai quali questi greggi sono quotati. La causa di questo insolito sviluppo sono stati i tagli alla produzione dell’OPEC.

Nel frattempo, solo due mesi fa, Aramco ha aumentato i prezzi del suo greggio per la maggior parte dei suoi acquirenti. Per gli acquirenti asiatici si è trattato del quinto aumento di prezzo di fila per la nave ammiraglia Arab Light, in quanto l’Arabia Saudita ha ridotto la produzione per stimolare l’aumento dei prezzi.

Alla fine dello scorso anno l’OPEC ha deciso di ridurre la produzione di petrolio di 2,2 milioni di barili al giorno per questo trimestre. Finora, questo non ha suscitato alcuna preoccupazione per la scarsità di offerta, mantenendo i prezzi relativamente stabili. Molti trader sembrano ritenere che anche un taglio di 2,2 milioni di bpd – se tutti lo rispettano – sarebbe sufficiente a compensare la maggiore offerta dei produttori non-OPEC. Tutto questio ha però un costo: i paesi OPEC mantengono i prezzi vendendo meno petrolio, quelli non OPEC possono vendere al prezzo internazionale, elevato, senza imporre nessuna quota. Una situazione che non può continuare in eterno.


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