Economia
La UE pensa di applicare tariffe doganali retroattive sulle auto EV importate dalla Cina
La Commissione impone già l’obbligo di registrazione delle auto EV importante nell’Unione, probabilmente perché queste auto saranno poi soggette a dazi retroattivi. La’uto EV si rivela sempre più un pasticcio
I veicoli elettrici prodotti in Cina dovranno essere registrati presso le autorità doganali dell’Unione Europea a partire da giovedì, in quanto il blocco cerca di applicare tariffe retroattive derivanti dalla sua indagine in corso sui sussidi all’industria cinese.
La mossa, segnalata in un documento con il timbro della Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen pubblicato martedì sera, significa che i veicoli importati prima della conclusione dell’indagine potrebbero essere colpiti da dazi antisovvenzioni.
Può essere visto come un modo per scoraggiare le importazioni, che secondo l’UE sono “massicce”, e sono state superiori dell’11% tra ottobre e gennaio rispetto a prima dell’avvio dell’indagine. Un metodo sorretto nel commercio internazionale, ma “à la guerre comme à la guerre”, e ormai quella fra UE e Cina sulle auto elettriche è una guerra in cui la UE è solo sulla difensiva.
Il documento afferma che se l’UE aspettasse ad imporre i dazi, i suoi stessi produttori “soffrirebbero di una diminuzione delle vendite e di una riduzione dei livelli di produzione se le importazioni continuassero agli attuali livelli di aumento”.
Si può anche supporre che la Commissione sia convinta di avere prove sufficienti per imporre dazi sugli EV prodotti in Cina, e che voglia accelerare il processo.
La nota, che è stata pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’UE mercoledì, afferma che per quanto riguarda le sovvenzioni, “la Commissione dispone di prove sufficienti che tendono a dimostrare che le importazioni del prodotto in questione dalla RPC [Cina] sono sovvenzionate”.
In ogni caso, la mossa alimenterà ulteriormente le tensioni con Pechino, che ha reagito con rabbia al suggerimento che una delle sue industrie chiave possa essere sottoposta a dazi punitivi in Europa.
La Camera di Commercio Cinese presso l’UE (CCCEU) “ha espresso il suo disappunto per il mandato proposto”, affermando che “la recente impennata delle importazioni di veicoli elettrici cinesi rispecchia la crescente domanda di veicoli elettrici in Europa”. “Ci auguriamo vivamente che la parte europea salvaguardi efficacemente i diritti e gli interessi legittimi delle imprese cinesi e stabilisca un ambiente commerciale equo, imparziale e non discriminatorio per loro”, si legge in una dichiarazione della CCCEU.
L’UE ha affermato che la sovraccapacità dell’economia cinese sta portando a un’ondata di beni hi-tech che non possono essere consumati a livello nazionale a causa della domanda fiacca, e che arrivano sulle sue coste.
L’Europa è considerata uno degli ultimi grandi mercati aperti per i prodotti cinesi avanzati. In altri grandi mercati, come gli Stati Uniti e l’India, o importano poche auto EV o comunque già applicano dei dazi notevoli.
Il fatto che al sovrapproduzione cinese di euro elettriche si riversi nella UE non è che la combinazione degli errori europei e cinesi: La prima ha imposto vincooli di conversione all’auto elettrica senza avere un sistema industriale e di distribuzione energetica adeguato. Come il solito si sono imposte politiche non realistiche. La Cina invece ha intuito in anticipo l’andamento della domanda di auto EV e ha abbondantemente investito, incentivata, nel settore, ma anche questa ha sopravvalutato il proprio mercato interno e ora si trova con un eccesso di produzione.
Intando delle MOODY’S: CHANGED THE OUTLOOK ON GERMANY’S BANKING SECTOR TO NEGATIVE FROM STABLE prodotte in Cina ed esportate, 500 mila sono di marche occidentali, perché la sanzione si impone solo se una parte del guadagno non va a finire nelle tasche di qualche azionista occidentale, anche se di operai europei non ne sono stati impiegati per produrre queste autovetture.
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