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La Svizzera blocca l’invio dei carri italiani in Ucraina. Un pasticcio europeo

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La Svizzera cerca di difendere la propria neutralità, bloccando i carri armati di costruzione tedesca, ma provenienti dall’esercito italiano, che avrebbero dovuto essere inviati in Ucraina. Ruag AG, che ha sede a Berna, aveva acquistato 100 carri Leopard I dall’esercito italiano anni fa, lasciandoli comunque nel deposito di Lenta.  Ora aveva chiesto al governo svizzero di poterli far revisionale e inviare in Ucraina, ma il governo svizzero si è messo di mezzo.

L’importante azienda svizzera produttrice di armi e di ingegneria aerospaziale si è vista negare la richiesta, con il governo che ha affermato che sarebbe “incoerente con la legge applicabile” in materia di forniture di armi a una zona di conflitto attivo.

I funzionari svizzeri, nel contesto dell’annuncio, hanno citato la storica neutralità del piccolo Paese dell’Europa centrale.

“Il rifiuto riguarda 96 carri armati Leopard 1 non operativi attualmente stoccati in Italia, di proprietà della Ruag”, ha riportato mercoledì Bloomberg. “La proposta prevedeva che i veicoli venissero ristrutturati in Germania e poi inviati in Ucraina”.

E secondo ulteriori dettagli:

L’annuncio di mercoledì non è collegato a una vendita sdi 25 carri armati Leopard 2 dell’esercito svizzero, che dovrebbero andare alla società tedesca Rheinmetall AG.

Quest’ultimo affare ha recentemente ottenuto il sostegno del governo svizzero e dovrebbe andare in porto entro il prossimo anno. In questo caso, la Germania ha promesso di non inviare i carri armati all’Ucraina, ma di tenerli in patria per colmare le lacune delle proprie forze armate.

La Svizzera ha certamente una posizione chiara sulla guerra Russia-Ucraina, dato che ha aderito e ampliato le sanzioni europee contro le entità russe, ma cerca di non squilibrarsi in modo eccessivo, per cui evita di inviare armi pesanti o munizioni sstrategiche, come i proiettili da 35 mm utilizzati dal sistema antiaereo tedesco Gephard

La Reuters ha confermato mercoledì che “la Svizzera ha ampliato le sanzioni finanziarie e di viaggio contro entità e persone russe, in linea con le più recenti sanzioni imposte dall’Unione Europea a Mosca dopo l’invasione dell’Ucraina”.

Diversi rapporti recenti hanno descritto la Svizzera come un punto caldo per lo spionaggio russo e cinese. La principale agenzia di intelligence svizzera, il Federal Intelligence Service (FIS), ha rilasciato questa settimana una dichiarazione in cui afferma che “in Europa, la Svizzera è uno degli Stati con il maggior numero di agenti dell’intelligence russa che operano sotto copertura diplomatica, in parte a causa del suo ruolo di ospite di organizzazioni internazionali”.

Tornando ai carri armati, la situazione rischia di essere di imbarazzo per tutti i paesi coinvolti: la Germania, tramite Rheinmetall, ha promesso questi carri, ma non sono disponibili. L’Italia li ha venduti alla società svizzera, ma non ha valutato questo stallo. La RUAG pensava di fare un ottimo affare, finanziato da Europa e Italia, che ha venduto i carri a prezzo di saldo, ma ora si trova la proprietà di tanto metallo inutile. Che ne penserà il ministro Crosetto?


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