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LA STATUA DI COLOMBO, E LO SCONTRO DI CIVILTA’ (di Debora Billi)

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Si chiamava Carlo Brioschi: era uno scultore milanese, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Brera. Emigrato in America nei primi anni del ‘900, insieme ad un amico aveva aperto un laboratorio di scultura prima a New York e poi nel Minnesota.

Come molti italiani emigrati in quell’epoca, si era fatto apprezzare e si era distinto per il suo lavoro, dalla Grand Central Station di New York a numerose università. Nel 1927 il Club degli Italiani di Duluth gli commissionò la statua di Cristoforo Colombo, che fu donata alla città di Minneapolis dalla comunità italiana come ringraziamento e riconoscimento per l’accoglienza che il Minnesota aveva riservato agli emigrati del nostro Paese.

La statua a Cristoforo Colombo fu inaugurata in una bella giornata del 1931, con la banda che suonava e una folla festante di tanti cittadini americani e italiani tutti insieme. Fu un gran giorno per Carlo Brioschi lo scultore, l’emigrato italiano che si sentiva così integrato nella sua nuova Patria da aver chiamato suo figlio “Amerigo”.
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NdR La statua di Colombo era il simbolo di un’integrazione riuscita, quella della comunità italiana in America. Quali conclusioni dobbiamo trarre dalla sua distruzione? Che è preferibile una guerra per bande piuttosto che una società coesa ed unita? Durante la seconda guerra mondiale le comunità tedesca, italiana e giapponese parteciparono attivamente allo sforzo bellico americano, compresa l’ultima che subì durissime discriminazioni. L’integrazione aveva funzionato, ora qualcuno vuole distruggere il Melting Pot.


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