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Economia

La sentenza storica che scuote Google: monopolio nella ricerca online

L’accusa ha utilizzato come prova i pagamenti fatti da Alphabet-Google a Apple e alle case per assicurarsi una preferenza come motore di ricerca

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Lunedì un giudice statunitense ha inflitto a Google un duro colpo legale, stabilendo che la società detiene una posizione dominante assoluta fra i motori di ricerca. 

La storica decisione contro il gigante della “big tech” potrebbe modificare il modo in cui il settore opererà in futuro.

Il giudice della Corte distrettuale Amit Mehta ha stabilito che Google ha mantenuto un monopolio per la ricerca e per gli annunci di testo attraverso accordi di distribuzione esclusiva che l’hanno resa l’opzione “predefinita” che le persone probabilmente utilizzavano sui dispositivi.

Dopo aver attentamente considerato e soppesato le testimonianze e le prove, il tribunale giunge alla seguente conclusione: Google è un monopolista e ha agito come tale per mantenere il suo monopolio”, ha scritto Mehta nella sua sentenza.

Il colosso di Internet “ha un vantaggio importante, in gran parte invisibile, rispetto ai suoi rivali: la distribuzione predefinita“, ha aggiunto.

Il processo antitrust che oppone i pubblici ministeri statunitensi a Google si è concluso a maggio con un’udienza di due giorni, e oggi è giunta la sentenza.

Il caso è stato il primo di cinque importanti cause intentate dal governo degli Stati Uniti ad arrivare in tribunale, con Meta, Amazon, Apple e un’altra causa contro Google.

Il processo, tenutosi a Washington, è la prima volta che il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti affronta in tribunale una grande azienda tecnologica da quando, più di vent’anni fa, Microsoft fu presa di mira per il dominio del suo sistema operativo Windows.

Mehta ha presieduto diversi mesi di testimonianze alla fine dello scorso anno, che hanno visto salire sul banco dei testimoni l’amministratore delegato di Google Sundar Pichai e altri dirigenti di alto livello.

Al centro del caso del governo c’erano i massicci pagamenti effettuati da Google ad Apple e ad altre aziende per mantenere il suo motore di ricerca leader mondiale come predefinito su iPhone, browser web e altri prodotti. Senza considerare che Alphabet, la casa madre di Google, controlla anche il sistema operativo per Smartphone Android. 

Le testimonianze in tribunale hanno rivelato che questi pagamenti raggiungono le decine di miliardi di dollari ogni anno per mantenere la sua posizione privilegiata sull’hardware Apple o sui browser Safari e Mozilla.

Gli avvocati del Dipartimento di Giustizia hanno sostenuto che Google ha raggiunto e perpetuato il suo dominio – e ha strangolato i rivali – attraverso questi accordi di default che si sono estesi anche a Samsung e ad altri produttori di dispositivi.

Mehta ha tuttavia concluso che la violazione dello Sherman Act da parte di Google non ha avuto “effetti anticoncorrenziali”.


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