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LA REGINA HA PARLATO, LA BREXIT VINCERA’! di Eriprando Sforza

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A due giorni dal referendum la Regina ha parlato. Secondo il suo biografo Robert Lacey, nel corso di una cena Elisabetta II avrebbe posto questa domanda ai suoi commensali: “Datemi tre buone ragioni per cui la Gran Bretagna dovrebbe essere parte dell’Europa”.

Già il mese scorso il Sun aveva scritto che la Regina era a favore della Brexit. Ma allora erano piovute le smentite. Stavolta, invece, una fonte di Buckingham Palace si è limitata a dire che “si è trattato di una domanda, non di un’affermazione. La Regina non ha espresso la sua opinione”. Però è chiaro che una domanda del genere la può fare solo un euroscettico, altrimenti non avrebbe bisogno di spiegazioni per una posizione che considera evidentemente bizzarra.

E così si è ripetuto quello che è successo per il referendum sull’indipendenza scozzese nel 2014: anche in quell’occasione si votava il giovedì (nel Regno Unito si vota in quel giorno perché si suppone che gli elettori, dovendo andare a lavorare, non siano ubriachi) e la domenica precedente, uscita dalla messa in quel di Balmoral, la sua residenza scozzese, la Regina disse a un gruppetto di sudditi che l’aspettavano fuori dalla chiesa per applaudirla di “pensare molto attentamente” prima di votare.

Messaggio chiarissimo: tutti i sondaggi davano in vantaggio gli indipendentisti. Era quindi il caso di rifletterci due volte prima di fare una cavolata. Con queste poche parolette appena sussurrate Queen Elizabeth riuscì a ribaltare il risultato. Facile immaginare che Sua Maestà non avrebbe gradito la prospettiva di perdere parte del suo Regno. Vero che i capi degli indipendentisti avevano assicurato che Elisabetta II sarebbe rimasta Sovrana anche di una Scozia libera. Ma non si sa mai che cosa potrebbe succedere una volta messi in moto certi meccanismi. E quindi la Regina ha pensato bene di cautelarsi.

Anche nel caso dei rapporti del Regno Unito con l’Ue la logica fa comunque pensare che la Regina preferirebbe la Brexit. Perché questa storia della casa reale priva di poteri sa un po’ di barzelletta per i gonzi. E’ vero che Elisabetta II ha dovuto sorbirsi Margaret Thatcher, che proprio non sopportava, ma quelli erano affari interni. Nel caso dei rapporti con l’Ue si entra invece nel campo della sovranità britannica. E man mano che Londra la cede a Bruxelles, allora sì che i Windsor diventano davvero sovrani da operetta.

Qualcuno obietterà che la Gran Bretagna ha ceduto da quel dì la vera sovranità agli Stati Uniti. Ma è anche vero che alla fine questi ultimi sono il figlio discolo dell’Impero Britannico e fanno parte a pieno titolo del mondo anglosassone (anche se le foto della visita degli Obama alla famiglia reale facevano comunque una certa impressione. Visita fatta dal capo della Casa Bianca proprio per perorare la causa della permanenza del Regno Unito nell’Ue).

Mentre Bruxelles è un mostro burocratico nelle mani della Germania. Quella Germania che la monarchia britannica ha battuto in due guerre mondiali. E i sudditi di Sua Maestà se lo ricordano benissimo. Allora perché la Regina dovrebbe accettare senza batter ciglio di concedere alla Germania quella sovranità europea che gli ha negato con le armi per ben due volte nel secolo scorso? Questo, d’altronde, è il tasto che battono i sostenitori della Brexit.

In Italia, invece, si tratta l’argomento solo affrontando il versante economico: se il Regno Unito uscisse, è la vulgata corrente, la sterlina crollerebbe e le banche fuggirebbero da Londra. Argomentazioni già di per se stesse molto opinabili. Ma nel Regno Unito il dibattito verte principalmente su altro. Lo si può leggere nell’intervista data al Corriere della Sera dall’imprenditore alberghiero britannico di origini italiane Sir Rocco Forte: “Il castello istituzionale europeo non mi piace perché c’è un forte deficit di democrazia, perché le leggi e i regolamenti vengono partoriti dalla burocrazia di Bruxelles e hanno effetti devastanti nel Regno Unito. Un conto è esser parte di un mercato libero e un conto è essere parte di un’unione che vuole essere centralizzata, spogliano i governi della loro sovranità”.

Stesso discorso, se proprio vogliamo parlare di celebrità, ha fatto l’attore Michael Caine: “Migliaia di funzionari senza volto non possono dettarci le leggi”. Qui siamo su un altro pianeta. In Italia sembra invece che tutti vogliano essere spogliati della sovranità, almeno a sentire il Corrierone e gli altri giornaloni e le televisioni. Se nel Regno Unito si batte sulla mancanza di democrazia nell’Ue, in Italia sembra invece che questa sia un lusso che non ci possiamo permettere (leggere per esempio l’analisi di Federico Fubini, che di solito si occupa di Bce e dintorni, sul voto di domenica scorsa al Sud, dove, sottolinea l’acuto analista, “un quinto della popolazione” è “statisticamente in condizioni di povertà” e quindi soggetta al voto di scambio, ergo sarebbe meglio che non andasse alle urne).

Che tristezza poi trovarmi a parlare con gente che per censo e attività professionale dovrebbe avere una minima idea di come stanno le cose e ti dice: “Io sono contro la Brexit, ma gli inglesi comunque se la possono permettere. Se invece fossimo noi italiani a uscire dall’Ue verremmo subito travolti da tutte le disgrazie del mondo”. Per la gioia di Mario Monti e Matteo Renzi, gli italiani sono ormai un popolo di servili camerieri in attesa della spennatura finale. Gli inglesi, che pure hanno molti difetti, invece non lo sono.

Restano anzi un popolo bellicoso, come dimostrano gli hooligan che quando vengono nel Continente spaccano tutto (e questo la dice lunga su quanto tengano in considerazione gli altri europei). Battute a parte, credo che chiunque conosca un poco gli inglesi sappia che sono naturaliter per la Brexit. E se la Regina li incoraggia, come sembra, credo proprio che giovedì diranno addio all’Ue.

Alla faccia dei sondaggi truccati, di Obama e dei giornaloni italiani.

Eriprando Sforza


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