Attualità
La mossa che Meloni deve fare sul debito
Dopo un periodo di relativa tranquillità sui mercati finanziari, per l’Italia si intravedono nubi scure all’orizzonte, che potrebbero mettere in difficoltà il Governo Meloni. Da una parte l’incubo dei ricatti dei mercati finanziari con lo spread e l’aumento dei rendimenti sui titoli di stato di nuova emissione, che saranno alimentati anche dalle recenti decisioni della Bce di innalzare il costo del denaro e rallentare il Qe, criticate dal ministro della Difesa Guido Crosetto.
Dall’altra, la difficoltà di reperire nuove risorse per ridurre l’impatto dell’aumento dei costi dell’energia per famiglie ed imprese, che hanno costretto il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ad un imbarazzante dietrofront sull’eliminazione delle accise sui carburanti. Stiamo di nuovo entrando un circolo vizioso dove, a causa delle difficoltà di rifinanziamento del debito pubblico, il Governo seguita a fare politiche di austerity, limitando la spesa alle poche risorse disponibili, peggiorando la situazione di crisi ed il rapporto Debito/PIL.
Ecco, noi crediamo sia arrivato il momento di cambiare le politiche di gestione del debito, creando nuovi strumenti che tutelino ed incoraggiano i risparmi degli italiani, in linea con quanto previsto dall’articolo 47 della nostra Costituzione e anche auspicato dal Mef nelle “Linee guida della Gestione del Debito Pubblico Anno 2023”.
Si tratta in pratica di realizzare una nuova forma di finanziamento del settore pubblico che, invece di rivolgersi ai mercati finanziari e ai grandi investitori istituzionali, si rivolga al vasto bacino dei piccoli investitori residenti.
Oggi, le possibilità offerte ai risparmiatori italiani sono poche e rischiose:
- deposito presso un conto corrente bancario, infruttifero e a rischio capitale per il bail-in;
- investimento nei mercati azionari, che nel 2022 hanno perso più del 20% del valore;
- acquisto BTP a tasso fisso e lunga scadenza che sono sempre estremamente volatili.
Per approfondire:
- La tempesta perfetta di Giorgia Meloni
- Il “sovranismo degli investimenti” di Giancarlo Giorgetti
- Risparmi a rischio, cosa provoca la mossa Lagarde
Considerato che la ricchezza finanziaria degli italiani è circa 5000 miliardi di euro, di cui solo 200 miliardi di euro investiti direttamente nei titoli di stato, è oggi necessario ed urgente che lo Stato cominci a finanziare una parte del proprio debito pubblico tramite uno strumento più vicino alle esigenze delle famiglie, piuttosto che a quelle degli speculatori finanziari.
In pratica si tratterebbe di creare un Conto Corrente di Risparmio di Stato Ccrs, garantito dal Tesoro, con un rendimento variabile e trasferibile elettronicamente per qualsiasi ammontare, ispirato alla proposta “Treasury Electronic Money”, avanzata recentemente dal Prof. John H. Cochrane per l’ottimizzazione della struttura del debito pubblico.
In pratica il Tesoro emette dei titoli pubblici elettronici con le seguenti caratteristiche:
- Garantiti: titoli del debito pubblico senza scadenza presso il Tesoro;
- Fruttiferi: con tasso di rendimento variabile legato all’inflazione e/o ai tassi della BCE;
- Rimborsabili: pagabile dallo Stato, con disincentivo (esempio perdita rendimento 3 mesi);
- Scambiabili: a costi estremamente ridotti grazie alla tecnologia elettronica;
- Esenti da tasse
Essendo un titolo perpetuo, a valore nominale costante, scambiabile elettronicamente, per i risparmiatori equivarrebbe ad un conto corrente elettronico di stato che paga interessi, che trasforma il debito pubblico in uno strumento di pagamento.
I vantaggi macroeconomici dell’utilizzo dei Ccrs sono molteplici:
- tutelare ed incoraggiare il risparmio degli italiani con un prodotto sicuro, fruttifero e scambiabile;
- indirizzare il risparmio italiano verso impieghi produttivi e sostenibili nella nostra economia;
- aumentare la quota “interna” di debito pubblico, meno soggetta a speculazioni e più stabile;
- mantenere gli interessi pagati dallo Stato in Italia, evitando finiscano all’estero;
- permettere la circolazione nell’economia reale del debito pubblico, favorendo la crescita nell’economia reale, anziché nei mercati finanziari.
Lo Stato oggi emette già dei “buoni fruttiferi postali rimborsabili”, l’innovazione è inserirli in un Conto Corrente di Risparmio di Stato e renderli trasferibili facilmente tra Ccrs utilizzando le attuali tecnologie elettroniche.
I Ccrs verranno aperti gratuitamente per tutti i cittadini e le imprese residenti, al fine di promuovere questa forma di finanziamento interna presso il Tesoro, eventualmente prevedendo un tetto complessivo e/o un limite massimo sul singolo deposito, per evitare un afflusso eccessivo, rispetto al fabbisogno annuo di rifinanziamento del debito pubblico.
I Conti Correnti di Risparmio di Stato sono comunque sotto il controllo dal Tesoro, ma potrebbero essere gestiti in remoto anche dalle banche commerciali, come fossero dei Conti Titoli, in cambio di provvigioni e commissioni.
La soluzione proposta è perfettamente compatibile con i Trattati Europei e con l’euro, perché è uno strumento di finanziamento sostenibile del nostro debito pubblico; quindi, è sicuramente di competenza esclusiva dello Stato italiano. Inoltre, allontana la necessità di ricorrere ad altre forme di finanziamento alternativo verso istituzioni dell’Unione Europea (come, ad esempio, il Mes di cui ora si sta parlando), che sono sempre subordinate a condizionalità più o meno invasive.
Perché non provare?
Paolo Becchi e Fabio Conditi
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