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La mancanza di svalutazione, ovvero perché non riusciamo a rimettere a posto le cose

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Con l’entrata nell’Euro abbiamo rinunciato ad una parte importante della nostra sovranità: la potestà monetaria. Lo abbiamo fatto senza una seria discussione e senza un vero referendum, ma su questo discuteremo, magari in seguito. Soprattutto con l’entrata nell’Euro abbiamo rinunciato alla possibilità di svalutare la nostra valuta rispetto alle altre valute europee, mentre l’andamento nei confronti di quelle extra-europee viene stabilito sulla base di una serie di fattori spuri e non direttamente collegati all’economia del nostro paese. Questo problema si fa sentire in modo incisivo nel momento in cui l’Euro non è un’area monetaria ottimale, per dirla alla Mundell, come abbiamo precedentemente discusso.

Eppure la svalutazione della moneta può avere dei vantaggi, e non indifferenti, che la rendono comunque uno strumento economico da non scartare sempre, in ogni caso, a priori

Uno degli effetti positivi della svalutazione è che può aiutare a riequilibrare i saldi commerciali di un paese, cioè la differenza tra le esportazioni e le importazioni di beni e servizi. Se un paese ha un deficit commerciale, significa che importa più di quanto esporta, il che può causare una perdita di riserve valutarie e una pressione al ribasso sulla valuta nazionale. Se la valuta nazionale si svaluta, le esportazioni diventano più economiche e competitive sui mercati internazionali, mentre le importazioni diventano più care e meno attraenti per i consumatori nazionali. Questo può stimolare la domanda per le esportazioni e ridurre la domanda per le importazioni, riducendo così il deficit commerciale e aumentando il reddito nazionale.

Un altro effetto positivo della svalutazione è che può ristabilire la competitività di un paese rispetto ai suoi concorrenti. Se un paese ha una bassa produttività o un alto costo del lavoro rispetto ad altri paesi, può perdere quote di mercato e crescita economica. Svalutando la propria valuta, un paese può abbassare il costo relativo dei suoi beni e servizi, rendendoli più attraenti per i clienti stranieri e aumentando la sua quota di mercato. Questo può anche incoraggiare gli investimenti stranieri nel paese, creando occupazione e innovazione.

Tuttavia, la svalutazione non è sempre una soluzione efficace o desiderabile per i problemi economici di un paese. Può anche avere effetti negativi, soprattutto se è usata in modo strategico o abusivo da parte di alcuni paesi per ottenere un vantaggio sleale sul commercio internazionale. Questo è il caso della svalutazione competitiva, che è uno scenario teorico in cui una nazione corrisponde a un’improvvisa svalutazione nella valuta di un altro paese, spesso in modo “tit-for-tat”. In altre parole, a una nazione corrisponde una svalutazione della valuta di un’altra, che a sua volta svaluta la propria valuta in risposta. L’obiettivo della svalutazione in questo caso è rendere le esportazioni di un paese più attraenti sul mercato mondiale.

La svalutazione competitiva può avere conseguenze negative per l’economia globale, poiché può innescare una spirale distruttiva di protezionismo e barriere commerciali. Se tutti i paesi cercano di svalutare le proprie valute per aumentare le proprie esportazioni, nessuno ne trae beneficio, poiché il potere d’acquisto globale diminuisce e il commercio internazionale si contrae. Inoltre, la svalutazione competitiva può danneggiare i partner commerciali che non sono direttamente coinvolti nelle svalutazioni tit-for-tat, poiché vedono le loro esportazioni diventare meno competitive e il loro reddito nazionale diminuire.

Un esempio storico di svalutazione competitiva si è verificato durante la Grande Depressione degli anni ’30, quando molti paesi hanno abbandonato lo standard aureo e hanno cercato di deprezzare le proprie valute per stimolare le proprie economie. Questo ha portato a una guerra valutaria e commerciale che ha aggravato la crisi economica globale. Un esempio più recente di svalutazione competitiva si è verificato durante la crisi finanziaria globale del 2008-2009, quando alcuni paesi, come la Cina, sono stati accusati di mantenere artificialmente basso il valore delle proprie valute per favorire le proprie esportazioni. Questo ha causato tensioni commerciali con gli Stati Uniti e altri paesi, che hanno minacciato di imporre dazi o altre misure di ritorsione.

In conclusione, la svalutazione può essere una misura necessaria per riequilibrare i saldi commerciali di un paese e ristabilirne la competitività, ma può anche avere effetti negativi se è usata in modo competitivo o abusivo da parte di alcuni paesi per ottenere un vantaggio sleale sul commercio internazionale. La svalutazione competitiva può portare a una guerra valutaria e commerciale che danneggia l’economia globale e i partner commerciali innocenti.

Pertanto, è importante che i paesi cooperino tra loro per evitare la svalutazione competitiva e promuovere un commercio internazionale equo e aperto. Questo non significa che una svalutazione controllata possa essere un toccasana per compensare la perdita di efficienza dei sistemi interni, come le strutture statali, e per mantenere comunque una buona competitività del sistema economico complessivo.

 

 

 


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