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La Germania tira il freno sulle riforme Green

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Dopo la ragionevole richiesta della Francia di mettere in pausa le nuove norme ecologiche, arriva un’opposizione ancora più forte in Germania…
Lo Spectator si chiede: la Germania si sta opponendo al Green Deal dell’UE?

La scorsa settimana è stato il Presidente Macron a fare marcia indietro sulle misure verdi. In un discorso ha affermato che l’Europa, per ora, si è spinta abbastanza in là: se introdurrà altre norme senza che il resto del mondo ne segua l’esempio, metterà a rischio gli investimenti e danneggerà l’economia. Questa settimana, il Partito Popolare Europeo – un raggruppamento di centro-destra che comprende i cristiano-democratici tedeschi, il partito del Presidente della Commissione Ursula von der Leyen – sembra essersi unito a lui.

Il partito starebbe valutando la possibilità di ritirare il proprio sostegno al Green Deal della Commissione europea. Si tratta di un insieme di proposte che prevede, ad esempio, un obiettivo a livello europeo per l’eliminazione delle emissioni nette di carbonio entro il 2050. Mentre 11 Paesi dell’UE si sono già posti obiettivi legalmente vincolanti per raggiungere lo zero netto entro il 2050 (o il 2045 nel caso di Germania e Svezia), se il Green Deal dovesse saltare non ci sarebbe alcun obbligo per gli altri Stati membri di seguirne l’esempio.

La Germania sembra ora prendere il posto della Francia come semenzaio dell’opposizione alle politiche a zero emissioni di carbonio, non da ultimo perché ha politiche più severe – e perché il suo obiettivo autoimposto di raggiungere lo zero netto entro il 2045 sembra sempre più lontano dalla realtà.

La scorsa settimana un nuovo partito, “Burger in Wut” (Cittadini in collera o BiW) ha ottenuto il 9,6% dei voti alle elezioni statali di Brema. L’ennesimo partito populista e anti green che si afferma in una città tedesca. Come nel caso del Movimento dei contadini-cittadini olandesi (BoerburgerBeweging, o BBB), che a marzo ha conquistato la vetta delle elezioni regionali del Paese per protestare contro gli sforzi del governo di chiudere le aziende agricole per raggiungere gli obiettivi sui nitrati, è stata la velocità dell’ascesa di BiW a cogliere molti di sorpresa.

Nel 2020 i parlamentari di Bruxelles accolsero Greta Thunberg come una diva e ne accettarono i diktat con  una superficialità stupefacente. Da allora hanno legificato nel modo più assurdamente supino ai dettami green possibile, senza nessuna discussione e senza nessuno studio d’impatto dettagliato. Ora si iniziano a vedere le ricadute industriali e sulle tasche dei cittadini di queste misure e tutti i paesi stanno cercando di fare marciaa indietro. Peccato che, senza dismettere la Von Der Leyen, sia un po’ tardi.


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