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La Germania rischia di cedere agli USA il suo business più promettente

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La Germania ha deciso di rendere obbligatorio l’uso delle pompe di calore dal 2025. Una norma che è stata, ovviamente, una vera e propria manna per le aziende del settore e una delle più importanti è la Viessemann. Solo poco tempo fa, questa era un’azienda modello nel settore degli impianti termici, e, nonostante fosse nell’isolata Assia settentrionale, i cancellieri – che si trattasse di Angela Merkel o di Olaf Scholz – erano felici di passarci per prendere lezioni di tecnologia, perché l’azienda era la leader nel settore delle pompe di calore.
Viessmann stava andando meglio che mai, con un settore che, nel suo complesso, cresceva del 53%, spinta dal questo nuovo obbligo statale, ma quando le cose vanno troppo bene arriva sempre qualcuno pronto ad approfittarne.  Viessmann si sta affrettando a vendere il suo core business a un’azienda americana, perché di non essere in grado di tenere il passo con i concorrenti asiatici. Questi ultimi stanno per inondare la Germania di pompe di calore a basso prezzo e senza concorrenza. Quindi si vende la società, per una bella cifra. La compratrice americana, la Carrier, pagherà 10 miliardi di dollari acquisendo anche i debiti della società.

È una battuta d’arresto inaspettata: la richiesta politicamente forzata di pompe di calore, centinaia di migliaia delle quali devono essere collegate negli appartamenti e nelle case tedesche ogni anno, sta attirando fornitori asiatici a basso costo con cui le aziende tedesche non possono competere. I loro prezzi sono irraggiungibili per loro, e i produttori tedeschi alternativi, come Valiant, hanno si investito in nuova produzione, ma non in Germania. Quanto sta succedendo nel settore delle pompe di calore ricorda il destino dei produttori tedeschi di fotovoltaico, che un tempo avevano un futuro presumibilmente brillante e poi sono stati spazzati via dalla concorrenza cinese. Da allora, questo settore è stato sinonimo di un’occasione mancata per la tecnologia tedesca.
È prevedibile che Viessmann non rimanga un caso isolato. Anche altre aziende tedesche di riscaldamento dovranno presto affrontare una concorrenza più dura. Potrebbero seguire altre vendite o fusioni. È probabile che anche il conglomerato cinese Midea, che ha già assorbito il produttore di robot Kuka di Augusta, possa trarne vantaggio acquistando qualche azienda tedesca.

Alla fine tutta la politica economica della Germania e, di riflesso, della UE, non viene che ad essere un colossale regalo a favore dei produttori industriali orientali, soprattutto cinesi. Con  l’obbligo a cambiare le caldaie il governo di Berlino magari pensava di aiutare la crescita economica interna, forzando una mossa keynesiana, invece viena a sovvenzionare l’industria orientale che si mangerà anche questo settore. Anzi si facilita lo sviluppo della tecnologia in estremo oriente fornendo una base di mercato sicura. L’ennesimo clamoroso errore della politica germanica.


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