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La Corte costituzionale francese approva buona parte della riforma delle pensioni. Ripartono le proteste di piazza

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Oggi,  14 aprile,  i francesi pendevano dalle labbra dei dei giudici della Corte suprema d’oltralpe, in attesa della loro decisione sulla riforma delle pensioni. Ora abbiamo la conclusione che causerà molte proteste: il Consiglio costituzionale ha convalidato la misura cardine della riforma, ovvero il rinvio dell’età pensionabile legale a 64 anni, riporta Le Parisien.

Una parte del testo è stata comunque censurata dai Saggi, che hanno respinto sei disposizioni del disegno di legge. Tra queste, l’index senior, che avrebbe dovuto obbligare le aziende a pubblicare la percentuale di personale oltre i 55 anni che impiegano, in previsione di un eventuale obbligo ad avere degli impiegati più anziani.

Inoltre, il Consiglio costituzionale ha respinto una delle richieste di referendum di iniziativa condivisa (PIR) presentate dalla sinistra. “Il Consiglio costituzionale ritiene che la proposta di legge volta ad affermare che l’età pensionabile legale non può essere fissata oltre i 62 anni non riguardi una riforma relativa alla politica sociale della nazione, ai sensi dell’articolo 11 della Costituzione”, ha dichiarato in un comunicato stampa. La decisione sulla seconda richiesta del PIR è prevista per il 3 maggio.

In un comunicato stampa, il governo stima che “con questa riforma, [il] sistema pensionistico sarà in equilibrio nel 2030“. L’intenzione del governo è ora quella di continuare le consultazioni con le parti sociali per dare più significato al lavoro, migliorare le condizioni di lavoro e raggiungere la piena occupazione”.

Il Primo Ministro, Elisabeth Borne, ha approvato la decisione del Consiglio Costituzionale, e ritiene che “abbia giudicato sia nel merito che nella procedura, la riforma conforme alla nostra Costituzione”, aggiungendo che “il testo è giunto alla fine del suo processo democratico”. E ha concluso: “Questa sera non ci sono né vincitori né vinti”.

Ovviamente la decisione ha riacceso le proteste popolari, mai completamente sopite.  Mentre numerosi manifestanti si sono già riuniti in tutta la Francia, diversi esponenti politici hanno invitato a proseguire le mobilitazioni in opposizione alla riforma delle pensioni. La deputata della France insoumise, Mathilde Panot, si è dichiarata “preoccupata” per ciò che questa decisione dei saggi potrebbe portare. “Questa riforma avvelenerà per sempre il mandato quinquennale di Macron se continuerà a insistere su questo tema […] Più che mai continuiamo la lotta”. Una posizione a cui si è unito il leader di FI, Jean-Luc Mélenchon, secondo cui “la lotta continua”.

Marine Le Pen, da parte sua, ha indicato che “il destino politico della riforma delle pensioni non è segnato”, lasciando capire che vi saranno altre iniziative del Rassemblement National per fermare le riforme. Nel frattempo i manifestanti si stanno preparando a una nuova ondata di durissime proteste:

Emmanuel Macron ha 14 giorni per promulgare la legge, fino al 28 aprile.


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