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La Cina costretta a pagare di più per sfruttare le risorse minerarie della Repubblica Democratica del Congo

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Due aziende cinesi hanno deciso di aumentare i loro investimenti nella Repubblica Democratica del Congo nell’ambito di un accordo per la fornitura di minerali in cambio di infrastrutture. L’accordo è stato descritto dagli analisti come una vittoria politica per il presidente Félix Tshisekedi, che ha annunciato l’accordo durante il giuramento per il suo secondo mandato il mese scorso.

Sinohydro Corp e China Railway Group investiranno fino a 7 miliardi di dollari in infrastrutture come parte di un nuovo accordo sulla joint venture Sicomines di rame e cobalto. Tshisekedi aveva spinto per una revisione dei contratti minerari che, a suo dire, erano stati “mal negoziati” sotto il suo predecessore Joseph Kabila e aveva sollevato la questione durante una visita in Cina lo scorso anno.


In precedenza, le società cinesi avevano accettato di investire 3 miliardi di dollari in infrastrutture, finanziate con i proventi della miniera, e altri 3 miliardi di dollari per sviluppare una miniera di rame e cobalto, in cambio di una partecipazione del 68% nella joint venture con la società statale congolese Gecamines. Ora gli investimenti sono più che radddoppiati, e questo è segno che è stato raggiunto un nuovo accordo. fra le parti.

Nel febbraio dello scorso anno, però, l’Ispettorato Generale delle Finanze della RDC ha pubblicato un rapporto in cui si affermava che il Paese non era stato adeguatamente compensato per le riserve di rame e cobalto che aveva contribuito all’accordo. Il rapporto affermava che le aziende cinesi avevano sfruttato risorse minerarie per un valore di 10 miliardi di dollari, ma avevano costruito infrastrutture per un valore stimato di soli 822 milioni di dollari.  Con il nuovo accordo, le aziende hanno deciso di aumentare la spesa per le infrastrutture da 3 a 7 miliardi di dollari.

La Repubblica Democratica del Congo fornisce oltre il 60% del cobalto cinese, un componente fondamentale per le batterie dei veicoli elettrici e dell’elettronica, e rappresenta quindi un attore chiave nella transizione della Cina verso l’energia verde.
Christian-Geraud Neema, analista minerario e politico congolese, ha descritto la revisione dell’accordo come “un’importante vittoria politica” per Tshisekedi, che nel 2021 aveva criticato il contratto Sicomines definendolo iniquo e chiedendone la rinegoziazione.
Tuttavia, Neema, che è anche redattore francofono del China Africa Project, ha fatto notare che la RDC aveva inizialmente richiesto 17 miliardi di dollari di investimenti in infrastrutture ed è rimasta l’azionista di minoranza di Sicomines nonostante le richieste di aumentare la sua partecipazione dal 32% al 70%. Sicomines ha già investito 1,5 miliardi di dollari in infrastrutture e i restanti 5,5 miliardi di dollari saranno finanziati dai suoi profitti.

Quindi la Cina permane come un elemento essenziale nella Repubblica Democratica del Congo e mantiene uno stretto controllo sulle sue risorse e infrastrutture, ma, se non altro, deve impegnarsi


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