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Kazakistan: la corte d’appello russa torna a far fluire il petrolio in Europa

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FILE PHOTO: An interior view shows a new pumping station of the Caspian Pipeline Consortium (CPC) near the city of Atyrau, Kazakhstan October 12, 2017. REUTERS/Mariya Gordeyeva//File Photo

 

La corte d’appello russa di Krasnodar ha annullato lunedì la decisione di un tribunale ordinario che aveva ordinato la sospensione della maggior parte delle esportazioni di greggio del Kazakistan da un porto russo sul Mar Nero.

La settimana scorsa, un tribunale russo ha ordinato al Consorzio dell’oleodotto del Caspio (CPC), che gestisce la via di esportazione chiave per due terzi del greggio kazako, di sospendere le attività per 30 giorni, citando violazioni ambientali. Le esportazioni avvengono dal porto russo di Novorossijsk, sul Mar Nero. Sebbene il porto sia in Russia, le esportazioni della CPC sono costituite per il 90% da greggio kazako e solo per il 10% da petrolio russo.

L’oleodotto CPC, lungo 1.500 km, dai giganteschi giacimenti petroliferi kazaki a Novorossijsk, trasporta oltre due terzi di tutto il petrolio kazako esportato insieme al greggio proveniente dai giacimenti russi, compresi quelli della regione del Caspio. In risposta alla precedente sentenza del tribunale, il consorzio aveva dichiarato la scorsa settimana di “agire nel quadro giuridico della Federazione Russa e di essere costretto a eseguire la sentenza del tribunale”, e quindi di interrompere gli invii.

Oggi il tribunale di Krasnodar ha annullato la sospensione delle attività commerciali di CPC per 30 giorni e ha invece inflitto al consorzio una multa di 3.195 dollari (200.000 rubli russi), ha dichiarato il consorzio in un comunicato.

Per riferimento, la CPC ha dichiarato che “la sospensione immediata della sua attività può portare a conseguenze irreversibili per il processo operativo, all’emergere e allo sviluppo di un processo avverso e incontrollabile in un impianto tecnico, inclusa la sua distruzione, poiché i requisiti del processo per il trasporto del petrolio non consentono l’arresto immediato e simultaneo delle operazioni”.

La sentenza del tribunale russo della scorsa settimana è arrivata pochi giorni dopo che il presidente del Kazakistan Kassym-Jomart Tokayev ha proposto all’UE di acquistare più petrolio dal Kazakistan anziché dalla Russia. La sentenza della corte ordinaria russa era sembrata quasi come un segnale politico ostile allo stato centro asiatico.

Il presidente kazako “ha espresso preoccupazione per i rischi alla sicurezza energetica globale e ha sottolineato la disponibilità del Kazakistan a utilizzare il suo potenziale di idrocarburi per stabilizzare la situazione nei mercati mondiali ed europei”, secondo quanto riportato dal sito web del presidente, che la scorsa settimana ha avuto una conversazione telefonica con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.


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