Attualità
Israele ordina la chiusura dei pozzi offshore di gas naturale nel sud del Paese
In seguito all’attacco di questo fine settimana da parte di Hamas contro Israele, Chevron, l’operatore del giacimento di gas Tamar, al largo del sud di Israele, ha interrotto la produzione del giacimento secondo le istruzioni del ministero dell’Energia israeliano.
“Chevron Mediterranean Limited ha ricevuto istruzioni dal Ministero dell’Energia israeliano di interrompere la produzione della piattaforma di produzione Tamar”, ha dichiarato l’unità locale della multinazionale statunitense in un comunicato riportato da Reuters.
Chevron Mediterranean Limited gestisce Tamar e detiene una partecipazione del 25% nel giacimento, insieme a Isramco (28,75%), Tamar Petroleum (16,75%), Mubadala Energy (11%), Tamar Investment 2 (11%), Dor Gas (4%) ed Everest (3,5%).
A Tamar, sei pozzi di produzione producono volumi di gas naturale compresi tra 7,1 e 8,5 milioni di metri cubi al giorno ciascuno. La maggior parte del trattamento del gas naturale avviene sulla piattaforma di Tamar, situata a 24 chilometri a ovest di Ashkelon. Secondo Chevron, Tamar fornisce il 70% del fabbisogno energetico israeliano per la generazione di elettricità.
Chevron ha un interesse in un altro giacimento di gas al largo di Israele, il giacimento Leviathan, il più grande progetto energetico mai realizzato in Israele, dopo aver acquistato Noble Energy.
Mentre a Tamar è stata ordinata la chiusura dopo l’attacco di Hamas a Israele, il gigantesco giacimento Leviathan continua a funzionare normalmente, ha dichiarato lunedì Chevron.
Dopo la chiusura del giacimento Tamar, Israele cercherà fonti alternative per soddisfare il proprio fabbisogno energetico, ha dichiarato il ministero dell’Energia israeliano. Probabilmente assisteremo ad un aumento dell’energia prodotta da altre fonti carboniche, dal nucleare e importazione di GNL dal terminal nazionale offshore di Hadera. Inoltre non fornendo più energia ai 2,3 milioni di abitanti di Gaza la pressione sulle centrali elettriche israeliane è sicuramente calata.
In seguito all’attacco a sorpresa di sabato, Israele ha dichiarato guerra ad Hamas e ha iniziato la rappresaglia sulla Striscia di Gaza, interrompendo al contempo la fornitura di energia elettrica ai territori palestinesi.
L’attacco del fine settimana contro Israele e i continui combattimenti tra Hamas e Israele hanno fatto balzare i prezzi del petrolio di 4 dollari al barile nei primi scambi asiatici di lunedì.
L’impennata dei prezzi segue il più grande attacco a Israele degli ultimi anni, dopo che nelle prime ore di sabato i combattenti di Hamas sono entrati nel Paese via terra, via mare e persino via aria e hanno attaccato le città israeliane.
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.
Pingback: Gas Naturale: Chevron devia il flusso israeliano verso nord, escludendo Ashkelon
Pingback: Gas Naturale liquefatto: i compratori asiatici non comprano. Aspettano prezzi migliori
Pingback: L'Egitto non sta ricevendo più gas naturale da Israele. Il problema è anche della UE
Pingback: Il gas israeliano torna a fluire verso l'Egitto, facendo superare la crisi energetica
Pingback: Chevron riprende la produzione e fornitura di gas naturale in Israele