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Iran: i lavoratori del settore petrolifero minacciano lo sciopero se non cessa la repressione del regime

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I lavoratori specializzati  dell’industria petrolifera iraniana hanno avvertito il governo di porre fine alla repressione dei manifestanti o sciopereranno, una mossa che potrebbe paralizzare un settore chiave dell’economia.

Sosteniamo le lotte del popolo contro la violenza organizzata e quotidiana contro le donne e contro la povertà e l’inferno che dominano la società“, ha dichiarato il 26 settembre il Consiglio organizzativo dei lavoratori a contratto del settore petrolifero.

L’Iran è stato scosso da disordini che si sono diffusi in più di 80 città e paesi, anche nel nord-ovest, dove Mahsa Amini, 22 anni, viveva prima che testimoni oculari e familiari dicessero che era stata picchiata – e poi morta – dopo essere stata sequestrata dalla polizia morale a Teheran il 13 settembre.

Anche in Iran le proteste dei lavoratori sono aumentate negli ultimi mesi, in risposta alla diminuzione del tenore di vita e del sostegno dello Stato, mentre le pesanti sanzioni occidentali colpiscono l’economia.

L’indignazione per la morte di Amini ha anche riacceso il risentimento decennale per il trattamento delle donne da parte della leadership religiosa iraniana, comprese le leggi che obbligano le donne a indossare sciarpe islamiche per coprire il capo in pubblico.

L’Organizzazione iraniana per i diritti umani ha dichiarato il 27 settembre che almeno 76 persone sono state uccise nelle proteste antigovernative in tutto l’Iran. Lo sciopero nell’essenziale settore del petrolio e del gas, che garantisce gran parte del PIL e della valuta straniera iraniana, potrebbe mettere in ginocchio il governo e obbligarlo a una sanguinosa repressione o alla resa.

 


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