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Inflazione in calo in Italia e Euro Zona. Di chi è il merito?

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Inflazione

L’inflazione finalmente sembra scendere sia in Italia, sia in Euro zona, ma di chi è il merito? Iniziamo dall’Italia. Il tasso d’inflazione annuale in Italia è sceso al 7,6% nel marzo 2023 dal 9,1% del mese precedente, il più basso dal maggio 2022, e rivisto al ribasso rispetto alla stima preliminare del 7,7%. La forte decelerazione è stata in gran parte dovuta al calo dei prezzi dell’energia, poiché l’anno di riferimento include ora l’impatto economico iniziale dell’invasione russa dell’Ucraina. L’inflazione è rallentata per l’energia non regolamentata (18,9% contro 40,8% a febbraio), mentre la deflazione è aumentata per l’energia regolamentata (-20,3% contro -16,4%). D’altro canto, l’IPC ha continuato ad accelerare per gli alimenti non lavorati (9,1% vs 8,7%), i servizi abitativi (3,5% vs 3,3%) e i servizi ricreativi e culturali (6,3% vs 6,1%). Il tasso annuo di inflazione di fondo, che esclude l’energia e gli alimenti non lavorati, è rimasto invariato al livello record del 6,3%. Su base mensile, i prezzi al consumo sono scesi dello 0,4%, rivisti al rialzo da un calo dello 0,3%, per il primo calo mensile in 11 mesi. Ecco il relativo grafico:

E passiamo all’Euro zona: il tasso di inflazione dei prezzi al consumo nell’Area Euro è sceso al 6,9% su base annua nel marzo 2023, il livello più basso dal febbraio 2022 e leggermente al di sotto del 7,1% previsto dal mercato, secondo una stima preliminare. Tuttavia, la lettura è rimasta ben al di sopra dell’obiettivo della Banca Centrale Europea del 2,0% e l’indice core, che esclude le voci volatili come cibo ed energia, ha raggiunto un nuovo record del 5,7%, mettendo sotto pressione i responsabili politici per ulteriori aumenti dei tassi. Il costo dell’energia è diminuito per la prima volta in due anni (-0,9% contro il 13,7% di febbraio), mentre i prezzi dei beni industriali non energetici sono aumentati a un ritmo più contenuto (6,6% contro 6,8%). Al contrario, l’inflazione è accelerata sia per i prodotti alimentari, alcolici e tabacco (15,4% contro 15,0%) che per i servizi (5,0% contro 4,8%). Su base mensile, i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,9% a marzo, dopo un progresso dello 0,8% a febbraio. Ecco il grafico relativo:

Di chi è il merito del calo dell’inflazione? Della BCE? No, il merito va al calo dei prezzi energetici, a sua volta collegato al calo nell’utilizzo dell’energia stessa (gas ed elettricità) da parte delle aziende italiane ed europee. Appare chiaro leggendo il calo dell’attività industriale in Italia: a crollare sono state le produzioni energivore come il settore delle cartiere e la chimica. I prezzi sono saliti talmente tanto da schiaccare la domanda. Ed i tassi della BCE? Quelli hanno colpito altri settori, come l’immobiliare e le costruzioni, e presto ne vedremo gli effetti sul sistema credizio, molto di più di quanto abbiamo visto in precedenza.

 


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