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Euro crisis

INDUSTRIE TEDESCHE, QUANTITATIVE EASING E BAIL-IN BANCARIO (di Nino Galloni)

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Quando Mario Draghi annunciò il quantitative easing (QE), nessuno pensò seriamente che ciò avrebbe modificato la propensione al credito del sistema (lo confermano uno studio della Federazione Bancaria Europea e altri dati della stessa ABI). In realtà, c’è stata una maggiore disponibilità delle banche per i mutui ipotecari, ma con copertura fino al 60% del valore dell’immobile, segno che si pensa ad un peggioramento della situazione economica; cosa confermata dalla tendenza verso il negativo dei tassi obbligazionari e ciò comporterà un indebolimento della domanda di “beni rifugio” e, quindi, un ristagno (tendenza a mantenere ferma, per i risparmiatori non istituzionali) delle scorte monetarie.

 

Il vero obiettivo del QE è stato, dunque, quello di pilotare la svalutazione dell’euro (vista la psicologia irrimediabilmente malata dei mercati finanziari) e ciò ha favorito le esportazioni, in primis quelle tedesche: India e Cina hanno chiesto alla Germania di partecipare al capitale delle aziende impiantate nei loro Paesi e ciò ha indotto la Germania ad accelerare nella svalutazione dei salari per riportare il più possibile le produzioni a casa.

 

Detto ciò, il problema diventa le ingenti scorte monetarie giacenti presso le banche: ecco il Governatore Visco ammonire che si farà il “bail-in” nelle banche con troppe perdite (quando mai, se si dovesse fare a breve termine, lo si annuncerebbe così?) e lo stesso Renzi ricordare il livello troppo grande di sofferenze bancarie! A parte che sarebbe ora di ripensarne tutta la contabilità  e considerare sofferenze e incagli non come perdite, ma solo mancati arricchimenti, quale è il messaggio? Signori che avete depositi e conti oltre i  100.000 euro (o anche di meno, attenzione!)…tremate! Togliete i vostri soldi di lì! Per farci cosa? Immobili? Beni rifugio? Obbligazioni? No di certo, in questa situazione – a parte l’unica possibilità non nefasta che sarebbe quella di consumare di più –  e con prospettive ancora recessive per molto tempo (lasciamo stare le posizioni ufficiali e le speranze senza fondamenti), non resta che comperare titoli azionari.

 

Quali? Ma quelli delle banche stesse, logicamente, che, così, andranno su in un primo momento e poi  – a fronte della “scoperta” della insostenibile situazione delle banche in alternativa ad una contabilità diversa – crolleranno, non appena gli speculatori avranno guadagnato il massimo dai rialzi.

 

L’obiettivo riassumendo: sono i risparmiatori oltre i  50.000 euro di scorte liquide che vanno spinti verso i consumi (allora sì un po’ di ripresa) o, più prosaicamente, verso il solito disastro. E, allora, toccherà alle banche venir commissariate, accorpate, espropriate.

 

Nino Galloni


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