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Il superbonus? la scelta è fra disastro e cedibilità

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La telenovela del Superbonus va avanti. Prima elogiato anche da Bruxelles come un modo per stimolare la crescita e la famosa “Transizione ecologica”, ora è diventato il male assoluto. Eppure se l’Italia ha una crescita un poco meglio della Germania è dovuto anche a questo strumento che ha stimolato il settore edilizio. Lo ha stimolato anche troppo: magari al posto del 110% era abbastanza un 80%-90%, ma chi lo ha creato voleva poter dire che pagava tutto lo Stato, e anche di più, e questo ha mandato a ramengo l’ottimizzazione.

Ora ci si trova davanti al problema del rimborso dei crediti creati dal bonus che, se dobbiamo credere al Il Sole 24 Ore, è pari a 109 miliardi di euro. Un po’ di più di qualsiasi manovra si possa mettere in atto. Anche solo pensare di aumentare d’incanto le entrate di 109 miliardi, o di ridurre della stessa cifra le uscite, anche dividendo il tutto su due o tre anni, è per lo meno bizzarro, soprattutto in politica.

Non rimborsare questi crediti, oltre a violare le promesse dello Stato, cosa non eccezionale nella UE, verrà a causa un’ondata di insolvenze in un momento in cui la congiutura economica volge decisamente al brutto. Ormai gli effetti dello stimolo si vanno a esaurire, non sarebbe molto lucido aggiungere una crisi del credito, causata da un’ondata di fallimenti nell’edilizia, a una recessione già alle porte.

So che questo dispiacerà molto a certi ambienti del MEF, ma la soluzione al problema è solo una: dare un termine lungo,  settennale o decennale, al rimborso dei crediti e nel frattempo cartolarizzare e permettere la cessione dei crediti d’imposta ormai creati. 

A qualcuno andrà di traverso il boccone perchè gli verrà da dire “Eh, ma stiamo creando moneta”, ma comunque sarebbe una moneta a termine, nel senso  che la manovra avrebbe una scadenza. La cedibilità permetterebbe, pagando fornitori e dipendenti, di evitare il fallimento delle aziende per mancanza di liquidità. L’orizzonte di lungo periodo permetterebbe di ammortizzare le cessioni nel tempo. La cessione a girata  comunque garantirebbe la trasparenza delle cessioni.

Non ci sono problemi di carattere tecnico, anzi sarebbe interessante adottare qualche soluzione innovativa, mentre l’unica limitazione alle movimentazioni sarebbe la limitazione delle circolazione su base nazionale. Un orizzonte decennale permetterebbe di disinnescare la bomba del credito, anche perché l’inflazione permetterebbe di diluirne il peso reale. Anzi proprio l’inflazione ne favorirebbe la circolazione.

L’alternativa è tagliare seccamente le risorse disponibili per la spesa pubblica, cioè investimenti  e spesa sociale, proprio nell’anno delle elezioni europee. Un clamoroso autogoal per chi si presenta candidato in questa occasione. Per un politico di maggioranza sarebbe facile chiedere il voto presentandosi con un pacchetto di tagli alla spesa pensionistica, sociale o per la sicurezza? Non preferirebbe invece presentarsi con un’innovazione che comunque salva capra e cavoli?

Lo chiedo per un amico. se poi a qualcuno questa soluzione può far venire il mal di pacia, può sempre prendere un antiacido. Ce ne sono di ottimi in farmacia.

 


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