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Il Sud Africa dichiara lo “Stato di disastro” per crisi energetica

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Il Sudafrica è ora in uno “stato di disastro“, secondo il Presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, che ha fatto questa dichiarazione giovedì a causa dell’imperversante crisi energetica del Paese. Nel discorso annuale sullo Stato della Nazione, il Presidente Ramaphosa ha definito la crisi energetica “profonda”, aggiungendo che i semi di questa crisi “sono stati piantati molti anni fa”.

Le interruzioni di corrente, o blackout, da parte dell’azienda statale sudafricana Eksom sono quotidiane e, secondo quanto riferito, sono le peggiori della sua storia. I blackout hanno colpito le imprese e l’industria del Paese e si prevede che possano ridurre di 2 punti percentuali la crescita economica del Paese.

Quest’anno il Sudafrica ha subito blackout ogni giorno, in quella che alcuni definiscono “una nuova realtà permanente” e non un evento occasionale. Negli ultimi 15 anni il Paese ha sofferto di qualche forma di interruzione cronica dell’energia elettrica. I rivenditori di generi alimentari, le cantine e i vigneti e alcuni operatori del settore stanno ricorrendo a misure costose per sopperire alle interruzioni di corrente, come generatori di emergenza e pannelli solari.

Il governo è stato invitato a intervenire prima che si verifichino carenze di cibo, medicinali e altri beni di prima necessità e ha avvertito che lo stato di calamità non risolverà la crisi energetica.

La crisi energetica del Sudafrica è in gran parte causata da carenze di approvvigionamento dovute all’invecchiamento delle centrali elettriche a carbone. Eksom ha 14 centrali a carbone che forniscono l’80% dell’energia elettrica del Sudafrica. Molte sono vecchie, la maggior parte non è stata sottoposta a una manutenzione adeguata e l’azienda è molto indebitata. Il Sudafrica ha in programma di ritirare 12 GW della sua flotta di centrali a carbone entro i prossimi sette anni, ma gli impianti più recenti del Paese, Kusile e Medupi, avviati l’anno scorso, sono stati afflitti da gravi sforamenti dei costi e non sono ancora in funzione a pieno regime. Insomma la crisi non sembra vedere una prossima soluzione.

 


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