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Il secondo produttore di petrolio dell’OPEC emette un mandato di cattura per Donald Trump

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La Corte suprema irachena ha emesso un mandato d’arresto per l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump per l’assassinio in territorio iracheno del comandante delle Forze Quds iraniane, Qasem Soleimani, riferisce IraqiNews, citando un’agenzia di stampa di Baghdad.

Il mandato è stato emesso giovedì in relazione all’uccisione di Soleimani e di un altro leader delle milizie irachene, capo di stato maggiore delle Forze di Mobilitazione Popolare (PMF) in Iraq, entrambi uccisi in un attacco di droni nel gennaio 2020 vicino all’aeroporto di Baghdad.

Quell’operazione di assassinio ha portato agli attacchi iraniani contro la base statunitense di Aia Al-Assad in Iraq, con il lancio di droni e missili.

Il mandato di arresto accusa Trump di omicidio premeditato. Sebbene il mandato sia chiaramente simbolico, una condanna di questa natura comporta la pena di morte. Il tribunale ha dichiarato che l’indagine sugli omicidi è ancora in corso, ha riferito l’AP.

Citando l’agenzia di stampa Baghdad Today, IraqiNews ha citato il capo del Consiglio giudiziario supremo Faiq Zaidban che ha chiesto a Baghdad di ritenere Trump “responsabile di questo crimine odioso”.

Allo stesso tempo, a novembre, lo speaker del Parlamento iracheno ha confermato che centinaia – e forse migliaia – di persone sono state rapite e uccise dalle milizie sostenute dall’Iran dal 2014 al 2016.

L’Iraq, il secondo produttore di petrolio dell’OPEC, è stretto tra i rivali Iran e Stati Uniti, mentre l’influenza dell’Iran è cresciuta in modo esponenziale dopo il rovesciamento di Saddam Hussein in seguito all’invasione statunitense del 2003.

A ottobre, ponendo fine a una lunga situazione di stallo, il parlamento iracheno ha nominato un nuovo primo ministro filo-iraniano e i partiti filo-iraniani ora dominano, avendo messo da parte il rivale sciita Moqtada al Sadr, che aveva paralizzato il governo con proteste anti-iraniane.

Al Suleimani era una figura di grande influenze sia in Iran sia in Iraq. Ora il governo cerca di dare un contentino al popolo, anche se è ovvio che questa mossa non avrà nessun effetto pratico. Altrimenti la Clinton sarebbe già in carcere in Libia…

 

 


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