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Analisi e studi

Il PD ha divorato il M5S, che da oggi non esiste più. I rischi dei pentastellati e di Renzi (di G. PALMA)

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Tutti ricordano il baldo Di Battista nel 2016 mentre accusava il PD, con tanto di piovra alle spalle, di voler fagocitare il M5S. Così come tutti ricordano la veemente Taverna mentre inveiva nella scorsa Legislatura contro i senatori Dem con irripetibili parolacce. E come dimenticare Di Maio che nel 2015 sponsorizzava l’uscita dall’euro e appena un anno fa definiva il PD come il partito di Bibbiano?

Erano momenti differenti, direbbe la Taverna.

A settembre scorso l’alleanza di governo tra Zingaretti, Di Maio, Grillo e Renzi, oggi l’ok degli iscritti alla piattaforma Rousseau all’alleanza tra Dem e pentastellati anche alle elezioni comunali, oltre alla fine della regola rigida dei 2 mandati.

Insomma, il MoVimento delle origini non esiste più, morto per sempre. Grillo ha definitivamente consegnato la sua creatura al Partito democratico, il rivale di sempre. Il M5S ha captato i voti del popolo che non voleva più il PD al governo e li ha consegnati, dopo un anno di falsa recitazione, tutti al PD. Un’operazione di gatekeeping perfettamente riuscita: attiro il dissenso e lo riporto nel sistema che facevo finta di combattere.

In ogni caso, complimenti al PD. È riuscito a fagocitare i 5Stelle e a sterilizzarli, facendoli entrare mani e piedi nel sistema. In tal modo, se ora sono utili, domani saranno innocui e non nuoceranno più. Grillo complice.

Ora la prossima mossa sarà quella di creare le basi per un’alleanza elettorale a livello nazionale tra i due vecchi nemici, con Conte leader della coalizione. In caso di elezioni politiche anticipate senza che sia intervenuta una riforma della legge elettorale in senso proporzionale, l’attuale Rosatellum consentirà ai giallo-rossi di creare problemi al centrodestra nei collegi uninominali del Sud Italia. O quantomeno provarci. In tal modo Zingaretti riuscirà anche a tenere sotto scacco Renzi, costretto a fare da gregario per elemosinare qualche collegio sicuro. Poi, al momento giusto, il MoVimento sarà scaricato. A pagarne le conseguenze, oltre ai colonnelli del M5S (che prima o poi dovranno trovarsi un lavoro anche in vista del “taglio dei parlamentari”), c’è pure Renzi, che avendo favorito l’alleanza coi nemici di sempre si troverà investito prima dall’alleanza elettorale Pd-5Stelle, poi dal collasso dei pentastellati che travolgerà anche lui.

Se Gianroberto Casaleggio si sta rivoltando nella tomba, profondamente tradito da Grillo e dai cacciatori di poltrone, Renzi sta sicuramente perdendo tempo prezioso per la seconda mossa del cavallo.

Giuseppe PALMA

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Consigli letterari:

1) di Paolo Becchi e Giuseppe Palma, “Una riforma sbagliata. Dodici motivi per dire NO al taglio dei parlamentari“, Gds, febbraio 2020. Qui per l’acquisto ?: https://www.amazon.it/Una-riforma-sbagliata-Dodici-parlamentari/dp/8867829920/ref=mp_s_a_1_1?dchild=1&keywords=una+riforma+sbagliata&qid=1597305132&sr=8-1

2) di Paolo Becchi e Giuseppe Palma, “DEMOCRAZIA IN QUARANTENA. Come un virus ha travolto il Paese“, Historica edizioni.

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