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Il fondatore del colosso Foxconn si presenta come candidato a Taiwan

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Il fondatore di Foxconn Terry Gou intende candidarsi alla presidenza di Taiwan, rendendo le elezioni del prossimo anno una corsa a quattro che probabilmente danneggerà il campo del partito Kuomintang e favorirà le possibilità del vicepresidente William Lai Ching-te, il candidato principale del Partito Democratico Progressista al governo.

Rivelando i suoi piani in una conferenza stampa a Taipei lunedì, Gou ha detto di volersi candidare alla massima carica nelle elezioni di gennaio dell’isola perché ritiene che il DPP, di orientamento indipendentista, sia corrotto e incapace di offrire un futuro brillante all’isola. Imminente la decisione del miliardario Terry Gou nella candidartura alle presidenziali di Taiwan.

“Negli ultimi sette anni, la situazione di Taiwan è rimasta grigia dal punto di vista economico, la difesa e la diplomazia si sono avvicinate al bordo del precipizio …. Per questo motivo, dobbiamo far uscire il DPP dal gioco politico”, ha dichiarato l’uomo d’affari miliardario.
Gou non è riuscito a ottenere la candidatura del principale partito di opposizione Kuomintang, che a maggio ha scelto il sindaco di New Taipei Hou Yu-ih come suo candidato.

In precedenza Guo aveva affermato che comunque avrebbe appoggiato qualsiasi candidato proposto dal KMT se non fosse stato nominato, ma negli ultimi tre mesi Guo è sembrato sollecitare attivamente il sostegno pubblico per la sua candidatura presidenziale. Ora ha gettato la maschera e ha deciso di candidarsi contro il partito che aveva appoggiato sino a poco prima.

Foxconn è una mega società del settore high tech che ha oltre 700 mila dipendenti nella sola Taiwan, il che significa che 3 abitanti dell’isola ogni 100 lavorano per lui. Con un fatturato di oltre 120 miliardi di dollari non ha sicuramente problemi nel finanziare la propria campagna elettroale. 

La sua candidatura spezza il fronte più “Filo cinese”, che non vuole l’indipendenza di Taiwan, ma accetta il concetto di “Una sola Cina”, e che quindi cerca un modus vivendi concordato con Pechino. Curiosamente questa posizione è stata sinora del Kuomintang, il partito nazionalista nemico secolare dei comunisti del PCC. Con l’appoggio di Guo questo partito poteva contendere la vittoria al DPP, ma la rottura fra i due partiti rischia di portare William Lai Ching-te al governo, anche se pure questo candidato ha dovuto rinunciare, almeno ufficialmente, all’indipendentismo.

 


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