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Il 4% del colosso petrolifero Aramco cambia padrone

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Secondo quanto riportato da Reuters, il governo saudita ha trasferito una partecipazione del 4% in Aramco al Fondo per gli investimenti pubblici (PIF, Public Investment fund) del Regno, per aumentare il suo rating creditizio e la sua posizione finanziaria.

Il Financial Times ricorda che il trasferimento arriva una settimana dopo che il Fondo di investimento pubblico ha ricevuto il suo primo rating creditizio da Fitch e Moody’s prima dell’emissione di nuovo debito per finanziare la spinta alla diversificazione  economica del Regno.

Fitch ha emesso un rating A per il PIF con outlook stabile e Moody’s gli ha assegnato un rating A1 prima dell’emissione di un green bond e dell’estensione di circa $ 15 miliardi di debito bancario, ha riferito in precedenza il FT.

L’iniezione di azioni fa parte degli sforzi per aumentare le attività in gestione del Fondo di investimento pubblico da $ 500 miliardi a oltre $ 1000 miliardi entro la fine del 2025. La quota trasferita vale circa $ 80 miliardi e sarà la base per un miglioramento della solidità del fondo. In quest’accordo però Aramco, la società petrolifera di stato saudita, è solo parte passiva.

“La società non è parte del trasferimento e non ha stipulato alcun accordo né pagato o ricevuto alcun ricavo da tale trasferimento”, ha affermato il gigante petrolifero.

Il Fondo di investimento pubblico prevede di spendere più di 266 miliardi di Dollari (1000 miliardi di Riyal) in progetti di investimenti interni entro il 2025, ha riferito il FT, che costituirebbero un quarto delle sue attività in gestione entro lo stesso anno.

Nel frattempo, all’inizio di questo mese, i media hanno riferito che Aramco aveva in programma di cedere sul mercato  ulteriori azioni, per un importo di $ 50 miliardi, sulla borsa valori locale Tadawul. Aramco ha debuttato a Tadawul nel dicembre 2019 in quella che è diventata la più grande quotazione della storia.

Con questa azione il principe Mohammed bin Salman vuole, giustamente, massimizzare la possibilità di investimento del Regno anche in campi diversi da quello petrolifero, rendendo l’enorme ricchezza petrolifera del paese come uno strumento per allontanarsi dalla dipendenza dell’oro nero e prepararsi ad un futuro in cui questa risorsa sarà esaurita.

 

 


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