Attualità
I giovani francesi sarebbero più pronti a combattere.
Un sondaggio del 2023 condotto da due istituti legati all’esercito il 51% dei giovani francesi sarebbe pronto ad arruolarsi. Magari perché non sanno nulla della guerra
I giovani francesi mostrano un “rinnovato senso patriottico” e sono pronti a difendere il loro Paese in caso di conflitto, secondo uno studio innovativo sui giovani e la guerra, condotto nel 2023 e pubblicato venerdì dalle organizzazioni del Ministero della Difesa francese e ripreso dal quotidiano Le Parisien.
Tra le cifre chiave di questo studio sociologico, il primo sull’argomento dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio 2022, un giovane su due di età compresa tra i 18 e i 25 anni afferma di essere pronto ad arruolarsi per la Francia in Ucraina.
Non è che questa visione quasi favorevole della guerra per i giovani francesi sia legata al fatto che nessuno di loro ha sentito i racconti di guerra dei propri bisnonni e nonni, quelli che veramente hanno rischiato la pelle nelle trincee, come fanno i loro coetanei ucraini e russi. Per loro la guerra è quella di Call of Duty.
Un sondaggio realizzato nell’estate del 2023, ma reso pubblico solo ora
Lo studio dell’IRSEM (Institut de recherche stratégique de l’école militaire) e del DGRIS (Direction générale des relations internationales et de la stratégie) è stato realizzato tra giugno e dicembre 2023 da Anne Muxel, direttrice della ricerca presso il CNRS e vicedirettrice del centro di ricerca politica CEVIPOF.
Il fatto curioso è che questo sondaggio diventi pubblico ora, quando il governo Macron ha preso una posizione più interventista, e non è impossibile che la sua pubblicazione abbia un significato politico.
Analizza una serie di sondaggi, tra cui uno condotto online dall’istituto Ipsos su un campione di 2.301 persone rappresentative dei giovani francesi di età compresa tra i 18 e i 25 anni. Questo particolare sondaggio è stato condotto tra il 16 giugno e il 9 luglio 2023, ben prima delle dichiarazioni del Presidente Emmanuel Macron del 26 febbraio, che non avrebbe escluso l’invio di truppe di terra in Ucraina. E ben prima del fallimento della controffensiva ucraina.
Percezione della posta in gioco militare
Ci sono, tuttavia, forti tendenze nel modo in cui la generazione più giovane percepisce le questioni militari. Alla domanda: “Se la protezione della Francia richiedesse al Paese di impegnarsi in una guerra in Ucraina, sarebbe disposto ad arruolarsi per difendere il suo Paese?”, il 51% degli intervistati ha risposto “sì”, compreso il 17% che ha detto “sicuramente sì” e il 34% che ha detto “forse sì”. Quasi un quarto dei ragazzi (24%) ha risposto ‘decisamente sì’, rispetto al 12% delle ragazze.
Senza menzionare alcun Paese in particolare, il 57% dei giovani intervistati ha dichiarato che sarebbe pronto ad arruolarsi nelle forze armate “in caso di guerra”.
“C’è una rinascita del patriottismo che risponde a un bisogno di significato, di impegno e di sentirsi utili”, ha spiegato il ricercatore all’AFP. “La sensazione che il conflitto tra Ucraina e Russia, alle porte dell’Unione Europea, rappresenti una minaccia tangibile è molto presente”.
La possibilità di un conflitto nucleare, brandito dalla Russia, è ampiamente temuta (69%). L’uso di armi nucleari “contro un Paese in caso di conflitto grave” è addirittura favorito dal 49%, che lo considera “accettabile in alcuni casi” o “completamente accettabile”.
Il senso del sondaggio
Diversi sondaggi avevano già mostrato un’evoluzione positiva nel rapporto dei giovani con l’istituzione militare, in particolare dopo gli attacchi jihadisti del 2015 in Francia. Ma questo studio analizza più da vicino la rappresentazione della guerra, l’influenza dei videogiochi e il desiderio dei giovani di essere coinvolti.
Il riscaldamento globale è la loro preoccupazione numero uno, ma molti (77%) lo vedono come un ulteriore rischio di guerra.
Un’ampia maggioranza degli intervistati (62%) ritiene che “sarebbe una buona cosa reintrodurre il servizio militare obbligatorio”, abolito nel 1997 e parzialmente reintrodotto da diversi Paesi europei come la Svezia.
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