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I CATTIVI PRINCIPI PER RISPARMIARE SULLA PELLE DEI PAZIENTI (e delle aziende europee)

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Negli USA proprio nei giorni scorsi è stato ritirato dal commercio un farmaco generico simile allo Xanax, Alprazolam, nel quale, dalle analisi, erano state trovate sostanze non meglio definite che possono portare ad delle infezioni. Il problema è legato al fatto che ormai gran parte dell’industria farmaceutica si è spostata in paesi come India e Cina, forse quando va bene, oppure anche meno trasparenti, quando va male, il tutto per un risparmio nella produzione che permette un abbassamento dei prezzi di vendita a margini praticamente intoccati per le grandi società del settore. Peccato che poi i rischi vengano assunti da chi, per prescrizione o meno, questi farmaci li deve comperare.

Vi presentiamo a questo proposito un estratto di un ottimo Post di Chimico Scettico, che potete leggere nella sua interezza qui, nel quale viene affrontato con grande competenza il problema, centrando non solo il tema delle ceertificazioni della produzione, ma anche quello delle bioequivanze.

 

L’inchiesta, per come è stata montata, è sostanzialmente flawless. Il concetto base, quello che doveva passare, è passato: lavorano come bestie e taroccano le bioequivalenze. As simple as this.
Chi ci risparmia? La spesa pubblica. Chi ci rimette? I pazienti. Confidare nell’effetto placebo e incrociare le dita (e con questi chiari di luna l’omeopatia sembra sempre più una risorsa).
Un tema di questa pagina che finisce in seconda serata è peggio di un tema che finisce in prima serata ma meglio di niente. Comunque “è passato” ( mi pare lo avessi anticipato, che qualcosa sarebbe passato). Ma come è potuto succedere?

La globalizzazione, il neoliberismo, i profitti delle multinazionali senza scrupoli, la lobby delle farmaceutiche malvage…
Acqua.
Stiamo parlando di un settore regolato. Era regolato in modo molto stringente.Ed è stato il legislatore europeo a decidere la deregolazione. Le lobby? Dal 2004 al 2010 l’associazione europea delle aziende farmaceutiche, EFPIA (dove i produttori di API erano ben rappresentati) ha provato a fare la guerra alla direttiva 2004/27/CE, che apriva il mercato europeo a produttori di attivi farmaceutici non  approvati o ispezionati da EMA, ma non c’è stato verso di ottenere nulla. La lobby è stata pure presa in giro, nel 2010 fu annunciata un’inversione di rotta rispetto al 2004, e invece…
invece la direttiva europea del 2011, più restrittiva (!) della precedente, introduceva rispetto a quella del 2004 questa barzelletta: le autorità dei paesi terzi dovevano garantire l’equivalenza dei loro standard rispetto a quelli europei (reazione standard a questo bell'”irrigidimento” fu un “are you fuckin’ kidding me?”).
La direttiva parla da sola. E’ stato un processo intenzionalmente innescato dalla politica europea nel nome del taglio della spesa farmaceutica che, incidentalmente, ha ridotto in fin di vita la chimica farmaceutica non solo in Italia, ma anche nel resto di Europa (le aziende iscritte ad Aschimpharma hanno fatturato complessivamente due miserrimi miliardi di euro, quest’anno, quasi tutti di export).
Avete presente la mission di FDA? Garantire sicurezza e efficacia dei farmaci in commercio (negli USA). Come viene garantito tutto ciò riguardo ai generici? Con l’autorizzazione condizionata delle aziende e le ispezioni (due pilastri dell’attività regolatoria).
“FDA inspected” è una qualifica che ha un valore mondiale.
“Inspected by India Health Authority” è una certificazione che in occidente poteva servire al limite per accenderci il fuoco. Fino al 2004. E la direttiva 2011, di fatto non aggiustava il tiro.
La spesa farmaceutica europea ne ha beneficiato? Non saprei. Quella italiana sì, in una decina d’anni la spesa farmaceutica pubblica è scesa del 70%. Sulla pelle dei pazienti.


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