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Gli USA vogliono essere pronti a una guerra polare, e scoprono di non esserne più capaci

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Una guerra polare non è una guerra come tutte le altre. A 50 gradi sotto zero, le batterie non isolate si scaricano in pochi minuti. Gli schermi dei tablet si rompono. Gli impianti  idraulici si blocca, paralizzando aerei, camion e persino obici. Le antenne paraboliche devono puntare sempre più in basso man mano che le truppe si spostano sempre più a nord, finché la maggior parte dei satelliti viene bloccata dall’orizzonte. Persino il sudore dei soldati si ritorce contro di loro, l’umidità impregna i loro vestiti e lascia entrare il freddo micidiale.

Il geenrale  Brian Eifler, comandante della divisione “Arctic Angels” dell’esercito usa, l’11ima divisione aviotrasportata, con sede in Alaska, appena riattivata, ha avuto proprio questo compito improbo: prepararsi a una guerra polare, con sci che ormai hanno 50 anni.

Gli USA hanno fatto il passo più lungo della gamba?

“Nell’Artico tutto è fatto su misura”, ha detto il sottufficiale capo della divisione, il sergente maggiore Vern Daley, mostrando i nuovi sci mentre parlava con Eifler alla conferenza dell’Associazione dell’Esercito degli Stati Uniti mercoledì, i primi da 50 anni.

L’11° è stato formato l’anno scorso da unità che da tempo erano basate in Alaska, ma che erano state dispiegate in tutto il mondo, con particolare attenzione al Pacifico. Solo l’anno scorso, nell’ambito della Strategia Artica 2021 del servizio, sono state riformate in un’unica divisione specificamente focalizzata sulle operazioni a latitudini estremamente elevate e a basse temperature – come al di sopra del Circolo Polare Artico, dove il Pentagono e gli alleati vedono una minaccia russa strisciante.

“Non credo che, [quando] ci sono 65 gradi sotto zero, si possa fare altro che cercare di stare al caldo – e chi riesce a stare più al caldo, vince”, ha detto il maggiore generale Eifler. “Ma a 30 gradi sotto zero si può combattere”.

“Se avete con voi il vostro cellulare e lo tirate fuori per due minuti, passerà dal 100 percento [di carica] a zero”, ha detto Eifler. “Se vogliamo usare un tablet o qualcosa di simile per  pianificare o qualsiasi altra cosa del genere, e viene esposto a quella temperatura, è andato. … L’aria dell’ambiente che lo colpisce spacca tutto”.

Questo è un grosso problema per un Esercito che investe sempre più nell’elettronica ad alta tecnologia, molte delle quali acquistate “a scatola chiusa” da fornitori commerciali e non temprate per condizioni estreme. “All’esercito piace dare a tutti lo stesso equipaggiamento per le comunicazioni, ma questo non funziona nell’Artico”.

Spesso, in queste condizioni estreme, più l’attrezzatura è vecchia, meglio funziona, con le truppe che imparano a fare più affidamento sulla radio FM vecchie di decenni, ma adatte a questi luoghi improbi.

L’estremo nord è anche fuori dal raggio d’azione della maggior parte dei satelliti di comunicazione e sorveglianza, che orbitano intorno all’equatore. Solo poche società di comunicazioni satellitari offrono copertura nell’Artico, tra cui, secondo Eifler, Iridium e Starlink.

Il proprietario di Starlink, Elon Musk, che possiede anche il produttore di auto elettriche Tesla, ha persino visitato il comando per esplorare le tecnologie personalizzate, ha aggiunto Eifler. “Abbiamo avuto… Elon Musk e il suo team lassù per cercare di capire come funzionano le auto a batteria e le auto isolate”. Perché anche Starlink si rompe a 50 sotto zero.

Il problema non è solo delle comunicazioni. Anche le armi, perfino quelle più testate, possono avere dei problemi. Ad esempio non si sa come possa rispondere a certe temperature l’obice M777, molto apprezzato per la sua leggerezza e trasportabilit.

Perfino la componente di mobilità deve essere riscritta: le unità che hanno formato la nuova divisione utilizzavano 300 mezzi Stryker 8×8, ma questi possono non essere adatti alle temperature polari. Quindi la divisione vi ha rinunciato e per ora o si muove a piedi o la prospettiva è quella dell’addestramento all’assaltò aereo. Muoversi come fanteria “Alla vecchia maniera” non è… un  passeggiata in ambiente polare. Nel frattempo si sta sperimentando il mezzo CATV della BAE per il periodo invernale. Si tratta di mezzi cingolati studiati per l’ambiente artico estremo e l’esercito ha investito 278 per il loro acquisto.

L’Alaska è altamente montuosa, il ghiaccio polare è irregolare e soggetto a scioglimento, quindi in un terreno così difficile molte operazioni devono essere condotte a piedi. Per questo è necessario un equipaggiamento individuale, come i nuovi sci o l’abbigliamento invernale di recente introduzione, in particolare il Cold Temperature & Arctic Protection System, progettato per temperature fino a -55 C dopo che l’attuale equipaggiamento per le stagioni fredde si è rivelato inadeguato per l’Alaska.

Il Soldier Systems Center dell’Esercito ha persino sviluppato forniture mediche speciali, come una combinazione di sacco a pelo isolato e barella per l’evacuazione delle vittime la cui temperatura corporea instabile le espone a un rischio ancora maggiore di ipotermia. Il centro ha anche sviluppato una mini-tenda a montaggio rapido per consentire ai medici di lavorare sui feriti senza esporli al vento pungente.

.La fortuna degli USA è quella di avere degli alleati pronti a questo tipo di confronto: Svezia, Norvegia e Finlandia, che hanno grande esperienza di guerra polare e ne conoscono le attrezzature e le necessità. Però poi i soldati a stelle e strisce devono imparare come comportarsi in queste condizioni con le proprie capacità.


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