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Gli USA mandano un alto funzionario militare in Guyana per vedere cosa fare nel confronto con il Venezuela

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Bandiere della Guyana e del Venezuela

Mentre le tensioni con il Venezuela continuano a ribollire per il tentativo del presidente Nicolas Maduro di annettere alla Guyana l’Essequibo, ricco di petrolio, gli Stati Uniti inviano un alto funzionario della difesa in Guyana per discutere della situazione e decidere cosa fare.

Il Vice Segretario alla Difesa degli Stati Uniti per l’Emisfero Occidentale Daniel P. Erikson ha visitato la Guyana lunedì e martedì, in quello che l’Ambasciata degli Stati Uniti in Guyana ha definito un “partenariato bilaterale per la difesa e la sicurezza a sostegno della stabilità regionale”. Erikson incontrerà il governo e i leader militari della Guyana e il blocco regionale della Comunità dei Caraibi (CARICOM).

A dicembre, la Guyana e il Venezuela hanno giurato di evitare l’uso della forza nella disputa, che si è aggravata all’inizio del mese scorso dopo che Maduro ha indetto un referendum per annettere l’Essequibo, giurando poi di costringere all’uscita i produttori di petrolio stranieri che si fossero rifiutati di adeguarsi, tra cui anche grosse multinazionali americane.

Il parlamento venezuelano non ha ancora approvato una legge che stabilisca la giurisdizione del Venezuela sulla regione dell’Essequibo, che rappresenta due terzi del territorio della Guyana e dove si concentrano le sue ricchezze petrolifere. La legge rischierebbe di diventare un casus belli internazionale.

Maduro dovrà affrontare le elezioni quest’anno e si è anche ipotizzato che il tema della legittima proprietà dell’Essequibo – argomento molto popolare tra i venezuelani – venga utilizzato per creare una situazione di emergenza che potrebbe giustificare il rinvio delle elezioni.

Nel frattempo, grazie all’alleggerimento delle sanzioni statunitensi sul Venezuela, che rimane valido nonostante questa crisi legata all’Essiquibo, dove la Exxon ha fatto enormi scoperte offshore, le esportazioni di petrolio del Venezuela sono aumentate del 12% lo scorso anno, raggiungendo quasi 700.000 barili al giorno. Una quantità che permette all’economia di Maduro di galleggiare.

Putroppo per Caracas però la crescita dell’export sarà più lenta perché queste tensioni internazionali rendono rischioso per le società petrolifere effettuare quegli importanti investimenti che sarebbero necessari per un aumento stabile della produzione petrolifera venezualana. In questo la contesa dell’Essequibo è dannosa all’economia venezuelana.


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