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GLI STRANI CONTI DI ANTONIO TAJANI di Luigi Luccarini.

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Da giorni possiamo leggere sulla bacheca dell’Onorevole Antonio Tajani questo tweet, con cui il presidente del Parlamento europeo accusa il Governo di aver “mandato in fumo” addirittura 300 miliardi con la sua “manovra”.

L’Onorevole Tajani, in questi giorni molto impegnato in incontri pre-elettorali in Italia, va peraltro ripetendo ossessivamente questa sua convinzione e a chi gli fa notare che la cifra appare fin troppo iperbolica (300 miliardi sono circa 1/6 del nostro PIL annuale) ribatte che esiste uno studio della Fondazione David Hume che confermerebbe il suo assunto.

Lo studio in effetti esiste (lo trovate qui:

http://www.fondazionehume.it/economia/aggiornamento-7-dicembre/)

e, a quanto pare, rappresenta attualmente il principale, se non l’unico sforzo divulgativo di questo centro di studi economici.

Che è, in sostanza, quello di asseverare il pensiero del Commissario europeo per il bilancio, il tedesco Günther Oettinger, reso noto a tutti a da una sua dichiarazione del 29 maggio scorso: “i mercati insegneranno agli italiani a votare nel modo giusto”.

Così la Fondazione David Hume aggiorna ogni settimana il dato delle perdite subite dagli asset finanziari del nostro paese (azioni, obbligazioni, Titoli di Stato) a partire dal 28 febbraio (poco prima delle elezioni politiche).

L’ultimo aggiornamento disponibile del conteggio è datato 7 dicembre e fa rilevare che le perdite ammonterebbero, complessivamente, a 244 miliardi, di cui 170 riferibili ad operatori italiani.

Ovviamente si tratta di perdite del tutto “virtuali”, dal momento che:

– il possesso di azioni può generare una minusvalenza solo all’atto della loro vendita ad un prezzo inferiore rispetto a quello di acquisto;

– un Titolo di Stato non genera mai perdite patrimoniali se il suo possessore attende il rimborso del capitale alla scadenza,

– un titolo obbligazionario non genera mai perdite patrimoniali se il suo possessore attende il rimborso del capitale alla scadenza.

Ma facciamo pure conto che il calcolo “virtuale” abbia un senso, perchè in effetti lo ha nella misura in cui tende così a “fotografare” la consistenza attuale del patrimonio di tutti noi.

A questo punto però dobbiamo considerare che di quei 170 miliardi in meno che accusano gli operatori italiani, soltanto 78,7 si riferiscono al periodo 31 maggio/7 dicembre e perciò sarebbero davvero “imputabili” all’azione del nuovo Governo.

Gli altri 91,2 dovrebbero infatti , a rigore, essere riferiti al Governo Gentiloni, rimasto in carica fino ad allora, o al più alla crisi istituzionale determinatasi a seguito delle decisioni di quel periodo del Presidente della Repubblica, a meno che – seguendo il tipo di ragionamento che sembra voler fare la Fondazione – non li attribuiamo tout court al “modo” con cui gli italiani hanno votato il 4 marzo scorso.

Anche se poi Oettinger quella frase di condanna del nostro elettorato l’avrebbe pronunciata proprio nella stretta imminenza di quel 31 maggio.

Ad ogni buon conto, siccome però in realtà Tajani vuol riferire le perdite (che già da 300 miliardi sono scese a 78,7) alla “manovra” approvata dal nuovo Governo, il differenziale a questo punto dovrebbe essere calcolato su un periodo più ristretto, precisamente dal 28 settembre, giorno successivo a quello in cui furono annunciati i termini di quella “manovra”, ad oggi.

Ebbene, tenuto conto che in chiusura di seduta il 27 settembre il BTP faceva segnare un rendimento del 2,98% e nell’ultima il 2,967%, dobbiamo dedurre che in questo arco di tempo i Titoli di Stato non abbiano subito perdite di valore.

Ed ugualmente, si può presumere, la dinamica dei prezzi delle obbligazioni “corporate”.

I titoli azionari invece accusano perdite di un certo rilievo, precisamente dell’11,09%.

Confrontando i dati di capitalizzazione del basket di titoli del Ftse Mib, da fine settembre a fine novembre, si rileva quindi un decremento complessivo di valore tra i 55 e i 60 miliardi..

Questo dato però se posto in correlazione con gli andamenti delle altre Borse, fa rilevare che nello stesso periodo:

– il Dax tedesco (in nero) è sceso dell’11,50%

– il Cac francese (in rosso) dell’11,58%

– lo S&P 500 New York (in verde) del 10,29%.

E’ pressoché certo, quindi, che in questo stesso periodo i valori patrimoniali di chi possedeva azioni tedesche, inglesi e americane si siano ridotti in maniera più consistente, in termini assoluti – data la superiore capitalizzazione delle relative borse.

In effetti il comportamento dei nostri titoli azionari è assolutamente in linea con quello degli indici da sempre utilizzati come principale riferimento comparato: pertanto far dipendere la loro discesa dei prezzi soltanto da dinamiche interne alla nostra economia ed in particolare dai termini della “manovra” del Governo è quantomeno azzardato.

D’altronde a questo punto non sembra difficile capire cosa l’onorevole Tajani, con i suoi tweet e la stessa Fondazione Hume, con i termini della sua ricerca vorrebbero dimostrare.

Forse che agli italiani dovrebbe essere tolto il diritto di voto se non lo esercitano nel modo in cui Oettinger lo ha ritenuto buono e giusto.

Il fatto è che Oettinger dovrebbe spiegarci perché invece i tedeschi dovrebbero invece continuare ad esprimersi in cabina elettorale, visti gli esiti dei loro indici patrimoniali, assai simili ai nostri, almeno in questa fase.

L’Onorevole Tajani, nella sua veste di presidente del Parlamento Europeo, se a Strasburgo ci si è resi conto del fatto che siamo tutti nel bel mezzo di una crisi globale di dimensioni crescenti, e preoccupanti, e come quell’istituzione intenda provvedere al riguardo.

La Fondazione Hume, che rapporto abbia una ricerca di questo genere con il pensiero del filosofo scozzese a cui è intitolata, in particolare quello secondo cui “subito dopo il ridicolo di negare una verità evidente, c’è quello di darsi molta pena per difenderla”.

Mi rendo però anche conto che sono troppe spiegazioni richieste per un lunedì mattina.

 

LUIGI LUCCARINI


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