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Europa

Gli eventi di inizio 2014 evidenziano i primi sintomi di un’Europa all’attacco del patrimonio italiano?

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Vorrei fare un rapido fact check degli eventi occorsi dall’inizio dell’anno in Italia nell’ambito degli sviluppi della crisi europea nei paesi periferici. Sono infatti silente da alcune settimane in vista della “maturazione” dello scenario per l’Italia durante la crisi dell’euro austero, avendo già avanzato analisi e previsioni su quanto da attenderci nei primi mesi del 2014 (vedasi i). A fronte della conferma o meno delle tesi presentate si indirizzeranno i successivi interventi.

Dunque, è opinione di chi scrive che ci siano stati tre eventi importanti nelle prime tre settimane del nuovo anno. Il primo è una nota di stampa, ripresa da alcune importanti testate nazionali, in cui viene evidenziato come secondo Barroso l’Italia sia indietro nelle riforme con l’obiettivo della riduzione del debito pubblico, al contrario di quanto fatto dalla Spagnaii. Il secondo evento è stato descritto dagli organi di stampa nazionali come una visita informale di Olli Rehn in Italia, un pranzo ‘informale’, in visita a Roma al ministro Saccomanniiii : in tale incontro sembra sia stato stato reiterato il solito messaggio da parte del fido guardiano dei conti europei in salsa finno-tedesca, appunto il commissario Olli, messaggio in cui vengono chieste con reiterazione le privatizzazioni – oltre ad altre misure – come condizione necessaria ad un allentamento dell’austerità euro tedesca. Il terzo evento è chiaramente l’accordo, o presunto tale, tra Renzi e Berlusconi sulla legge elettorale. E, mi si permetta, non voglio entrare nel merito delle colpe italiche, che innegabilmente esistono: quello che mi preme come sempre sottolineare è che non ritengo ammissibile che un supposto partner di un’ Europa che ha sempre meno significato e scopo se non quello di fare arricchire la Germania ed i paesi satelliti approfitti – potrei dire anche condizioni – dello stato di crisi dei periferici per propri interessi prettamente economici, visto che da questa Europa sta traendo profitto solo il gigante teutonico attraverso una moneta artificialmente svalutata per via della sola presenza nel paniere dei tanto biasimati – e dunque direi anche tanto preziosi  – periferici.

Un breve commento: i primi due eventi sembrano assolutamente convergenti, ossia dimostrano se ce ne fosse ancora bisogno l’interesse europeo affinchè l’Italia alieni le uniche due vere multinazionali di Stato che ancora possiede, ENEL ed ENI, considerando Telecom Italia tecnicamente già finita (il prossimo passo sarà la vendita di TIM Brasil probabilmente con cointeressenza e spunto alla vendita da parte di Telefonica, azionista anch’essa di Telecom Italia; successivamente la capofila delle telecomunicazioni nazionali sarà diventata a tutti gli effetti un’azienda locale italianaiv). Questa considerazione nasce dalla perseveranza nel richiedere le privatizzazioni da parte delle autorità europee, oltre ad utilizzare tutte le occasioni possibili per ricordare quanto il Belpaese dovrebbe fare in tema di controllo dei conti e conseguente alienazione di beni reali (una volta la scusa è il debito pubblico, l’altra volta lo sforamento del 3% di deficit, l’altra volta è un primo ministro impresentabile ecc. ecc.….). Abbiamo ancora presente il caso ROSCO in Grecia, prima affami un paese e poi gli compri le aziendev: ritengo che in Italia si stia cercando di fare più o meno la stessa cosa, con la dovuta tara in termini di dimensione del mercato e degli interessi in gioco. Dunque, in Europa tutti sembrano richiedere le privatizzazioni italiane, trovando nel fedele Saccomanni terreno fertile: chiaramente i suo nume tutelare, M. Draghi, fu artefice della svendita italiana di inizio anni ’90, svendita che oggi si può dire abbia salassato l’Italia piuttosto che generare valore reale per il Paese, per cui ritengo che ci possa essere da parte di qualche connazionale una certa qual volontà di copiare quanto fatto in è passato, alla fine mi sembra che coloro che si spesero per le svendite della fine dello scorso millennio abbiano avuto grande successo personale (memento Prodi, Draghi, …). La cena informale di Saccomanni con il commissario Olli va perfettamente in questa direzione. E si noti che l’Italia ha ormai solo 4 vere multinazionali, ottime aziende molto ben gestite rispetto ai peers europei, ossia ENI, ENEL, Finmeccanica e Generali e pur anche se poche si vorrebbe che le prime tre fossero privatizzate. La Spagna a confronto ne ha ben di più, Telefonica, BBVA, Santander, Repsol, Gas Natural, Ferrovial (che gestisce molti dei principali aeroporti del mondo): cosa si vuole, che l’Italia resti senza nessuna azienda di rilievo, con tutti gli annessi e connessi in termini di occupazione di livello e di sistema economico associato? Ricordiamo che le grandi competenze delle medie aziende italiane di oggi nascono sempre dall’humus derivante dalla presenza di grosse imprese dei tempi che furono, prendiamo l’esempio del tessile italiano di alto standing, che è figlio o nipote degli storici marchi della moda, prima di tutto il famoso GFT della famiglia Rivetti.

Per quanto riguarda il primo evento, dire che la Spagna ha fatto qualcosa per il proprio debito pubblico mentre l’Italia no, beh mi sembra una vera presa per i fondelli. Vediamo infatti l’evoluzione del debito pubblico spagnolo dal 2008 in avanti, ossia dall’inizio della crisi: come si può vedere dalla figura successiva – occhio alle scale nelle due ascisse! – il debito vs PIL spagnolo è letteralmente esploso, circa raddoppiato negli ultimi 6 anni (da ca. 43% a ca. 86%). L’Italia in confronto ha visto un debito su PIL crescere nello stesso periodo “solo” del ca. 25% al 2013: ora, mi domando, che doveva fare l’Italia, raddoppiare il debito anche Lei? Ma stiamo scherzando? E poi, a che fine (se non quello di poter imporre la troika per raddrizzare forzosamente i conti, come in Grecia)?

GDP ITA SPE 08-13

La verità è un’altra: l’Europa sembra avere interesse affinchè i periferici siano stritolati dagli interessi da pagare ai detentori dei titoli del debito pubblico [che guarda caso sono in gran parte gli stessi che oggi impongono l’austerity] al fine di poter ordinare riforme che inevitabilmente andranno ad incidere sul benessere della popolazione, potendo successivamente attingere a quel grande serbatoio di ricchezza che per l’Italia da un lato è il risparmio delle famiglie e dall’altro le aziende di Stato da privatizzare. Diciamo che ormai le prove si sprecano, tutte le ricette di austerity sono state vaticinate da fior di economisti nella migliore dei casi come inutili con il fine di innescare la crescita e di ridurre il debito pubblico, per cui qualcuno dovrebbe iniziare a chiedersi se dietro alle richieste europee possano celarsi interessi divergenti rispetto a quelli dei paesi che devono applicare tali rigorosissime misurevi.

L’ultimo punto è secondo me una possibile conseguenza di tanto malcelato livore – e rigore – germano-europeo nei confronti dell’Italia: potrebbe essere l’inizio di una reazione che, attraverso la gestazione ed il parto di un governo politico responsabilizzato per via di una legge elettorale fino ad oggi sempre rimandata dai governi delle grandi intese (per inciso, governi benedetti dall’Europa), faccia veramente gli interessi nazionali. Si, perché oggi grandi intese significa che nessuno si sta assumendo la responsabilità politica dei provvedimenti presi, non ultima la limitata tutela dei campioni nazionali dagli attacchi stranieri là da venire, vero Saccomanni? Per questa ragione ritengo che, pur essendo un accordo bipartisan sulla legge elettorale l’unica strada pragmaticamente percorribile per l’Italia (chapeau a Renzi), il viatico sarà irto di ostacoli per non dire molto peggio: giungo fin a pensare che un’Italia senza testa e governo sia nell’interesse di chi vuole approfittare delle ricchezze italiche, a pensare male si fa peccato…

Personalmente ho molti rapporti con l’estero e mi ha colpito recentemente un commento che ho raccolto da amici tedeschi i quali, lamentandosi della salita dei prezzi delle abitazioni in Germania – ritengo a causa di una crescita sostenuta dell’economia, fatto quasi unico in Europa –, sostenevano che l’impennata dei prezzi in un’importante area urbana nel nord della Germania fosse dovuta soprattutto all’acquisto spregiudicato per fini di investimento da parte di investitori greci utilizzando ‘hidden money’ (…). Devo dire che, conoscendo bene l’interlocutore, persona che ritengo rappresenti bene il tedesco medio, tale considerazione mi ha raggelato il sangue. Ottant’anni or sono in Germania si diceva che il denaro di una certa appartenenza era sporco e quindi fu confiscato, ora si dice che è ‘hidden’, nascosto, leggasi sottratto a tassazione e quindi biasimevole se non attaccabile (o confiscabile? encore…). Senza prove, quasi come sfogo. Mah, speriamo che quello presentato sia solo un caso isolato, temo di no ma diciamo che sia così, è meglio….

Mala tempora currunt.

 

Mitt Dolcino

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