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Fincantieri e il contratto con la francese naval in cambio dei segreti della marina militare italiana. (di Pillio da Medicina)

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Il caldo sole agostano ha fatto disciogliere nel nulla la notizia dell’avvio della joint venture tra l’italiana Fincantieri, controllata con il 72,51 % da Fintecna Spa, finanziaria del Ministero dell’economia e delle finanze, e la francese Naval.

Il Sole 24 ore di ieri riporta che il Consiglio dei Ministri del 31 luglio ha stabilito che dopo la costituzione della joint venture, Fincantieri dovrà ottenere l’autorizzazione preventiva dal Ministero della Difesa.

Non è dato sapere se esistano casi di associazioni temporanee di imprese che dopo la costituzione abbiano chiesto ex post l’autorizzazione ad un ministero.

Insomma, vorrebbero farci intendere che due imprese hanno speso tempo e investito denaro in consulenze per poi defilarsi nell’affare.

Anche un cretino comprenderebbe che chi è intenzionato a costituire un accordo con un’altra impresa voglia avere delle garanzie.

La trovata giuridichese dell’autorizzazione preventiva dopo che è già stata costituita la joint venture, suona molto come una presa in giro nei confronti degli italiani.

Ricordo che più di un anno fa, tra i papabili per diventare ministro degli esteri circolava circolava proprio il nome di Giampiero Massolo, attuale presidente di Fincantieri, quindi la vicenda è stata seguita da persona di fiducia del governo.

L’autorizzazione preventiva riguarderà i segreti e le tecnologie della marina militare con il socio francese.

Fa sorridere che lo spionaggio militare venga reso lecito attraverso un contratto.

Quali potrebbero essere gli effetti lo scopriremo ai prossimi sbarchi delle ong francesi.

Intanto, in attesa di nuove e fantasiose teorie contrattualistiche in giuridichese, sorridiamo nel pensare a quanto inorridirebbero i Giuristi di un tempo dinnanzi a tanta decadenza culturale.

Pillio da Medicina


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