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Esami giornalisti, l’Ordine spieghi quei 75 nomi in più (di Zaira Bartucca)

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RICEVIAMO E RILANCIAMO QUESTE INTERESSANTI DOMANDE

Avvocati, commercialisti, docenti. In Italia il “corpus” in materia di esami professionalizzanti truccati, è piuttosto vasto. C’è chi, come lo scrittore Antonio Giangrande, ha impostato su questa materia contributi dettagliati e ben documentati. Escamotage in sede di esame, cognomi “musicali” che ricordano subito quelli dei colleghi (spesso dirigenti) del proprio ordine professionale, modi più o meno fantasiosi di segnare un elaborato: i ferri del mestiere del perfetto commissario sembrano essere questi.

Tanti hanno avuto la possibilità di familiarizzarvi, per esperienza diretta o per quanto reso noto da giornali e tv. Così l’esercito dei ricorrenti al Tar cresce, si infoltisce, di giorno in giorno. Non stupirebbe più di tanto, quindi, se a essere colpita fosse anche la categoria dei giornalisti, con la compiacenza dell’ordine di riferimento che, a differenza dei vari omologhi, può contare sul silenzio di tutte le testate e di tutti i giornalisti.

A chi interessa crearsi problemi con l’organismo che eroga pensioni o privilegi, e che ha il potere di inoltrare richiami disciplinari o di radiare un iscritto? A me, che credo nell’inutilità di un ordine dei giornalisti, che cozza con ogni evidenza con i principi democratici e con quelli della libertà di stampa, non importa più di tanto. Spero dunque che qualcuno possa farsi promotore di una scelta coraggiosa dando spazio a questo contributo. Altrettanto, spero che le Procure e chi di competenza acquisiscano tutto il materiale utile per accertare i criteri di accesso agli esami orali che avranno luogo a Roma in Via Sommacampagna, nella sede dell’Ordine, domani stesso. Prove che, in attesa che venga fatta chiarezza, andrebbero sospese.

Ho partecipato in qualità di candidata alle prove scritte dell’esame per giornalisti professionisti del 26 ottobre del 2017. L’esclusione dalle prove orali, che ritengo ingiustificata, è stata il pretesto per scavare dentro un meccanismo che desta più di una perplessità. In sede di esame è stato piuttosto frequente sentire candidati lagnarsi del fatto che sia stata estratta una busta anziché un’altra, quasi che in qualche modo fossero stati messi a conoscenza del loro contenuto. Asserzione che, tuttavia, non è facile documentare. Quello che invece è facilmente riscontrabile, è che ben 75 ammessi agli orali di domani non hanno sostenuto le prove scritte propedeutiche al colloquio. Il raffronto può essere fatto agevolmente scorrendo le liste degli ammessi agli scritti e agli orali presenti sul sito dell’Odg. Un numero piuttosto elevato, che l’Ordine dei giornalisti è chiamato a spiegare per fugare ogni dubbio su possibili episodi di corruzione.

Perché 75 candidati non hanno sostenuto la prova scritta? Come mai i cognomi degli ammessi agli orali, di sessione in sessione, ricordano in percentuali strabilianti quelli di consiglieri, dirigenti, presidenti degli ordini regionali o componenti di organismi simili (Fnsi, Inpgi, ecc.)? E’ giusto che i “documenti” presenti sul sito dell’Ordine siano costantemente sprovvisti di riferimenti anagrafici, timbri, date, firme? Per quale motivo dal sito – a seguito di segnalazioni alla commissione Anti-Corruzione interna all’Odg – spariscono i documenti sui bandi di gara aperti alle aziende di informatica che danno assistenza in sede di esame? Azienda, per meglio dire, perché, dal 2014, la fortunata è sempre la stessa.

Il mio lavoro di giornalista, consiste nel documentare quello che vedo, e nel fare domande. All’Ordine spetterebbe dare delle risposte, alla Procura della Repubblica, fare il proprio lavoro per accertare la presenza di dinamiche diverse da quelle previste dalla legalità.


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