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DOPO CHE IL PARLAMENTO HA RESPINTO IL PIANO DEI LABURISTI PER BLOCCARE LA BREXIT, I REMAINER CONSERVATORI MINACCIANO DI FAR SALTARE IL GOVERNO.

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Il 12 è stato un giorno pieno di novità per il futuro governo inglese, a questo punto se mai ci sarà, e per la Brexit, o per come accadrà.

Prima di tutto i Labour. Jeremy Corby ha creato una sorta di coalizione fra Labursti, verdi, indipendentisti gallesi e scozzesi per far votare al parlamento una mozione che bloccasse definitivamente Il Brexit senza accordo, ma, alla prova dei voti, ha fallito clamorosamente. La sua mozione è stata respinta 298 a 309, una differenza di soli 11 voti, ma più che sufficiente a respingerla. Ecco il proclama del risultato.

Corbyn ha perso la calma ed ha gridato ai consservatori “Non ridete a Settembre”. Una situazione che mette fuori gioco i laburisti.

A questo punto l’hard brexit rientra nel gioco delle possibilità, ma ecco tornare in campo, in un attacco kamikaze, coloro che sono stati i fautori del governo May e che ne hanno condizionato il disastroso canmino: i conservatori contrari all’uscita che, come massimalismo suicida, non hanno nulla da invidiare a Barnier.

Il loro leader, Dominic Grieves, benché già sfiduciato dagli elettori del suo stesso collegio, ha annunciato all’aula che non esisterebbe a far cadere qualsiasi governo, perfino conservatore, che tentasse di portare il Paese verso una Hard Brexit. Una mossa suicida sia verso la propria carriera politica, sia verso il partito che rischierebbe una batosta elettorale, dato che ormai, anche alle elezioni nazionali, è appaiato al Brexit party.

Le elezioni si concluderebbero in un bagno di sangue per i Tories, I conservatori, in una sorta di “Muoia Sansone con tutti i filistei” che mostra a quale punto di autodistruzione sia giunta una fetta della dirigenza conservatrice. Una mossa che rischia la di legare mani e piedi del prossimo primo ministro, condannandolo precocemente al fallimento.

 


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