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Analisi e studi

Crollo ponte Morandi: i vincoli europei c’entrano e come! (di Paolo BECCHI e Giuseppe PALMA)

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Articolo a firma di Paolo BECCHI e Giuseppe PALMA su Libero del 17 agosto 2018:

Matteo Salvini ha, molto opportunamente, dichiarato che il governo italiano non rispetterà i vincoli europei se questi «ci impediscono di spendere soldi per mettere in sicurezza le scuole dove vanno i nostri figli o le autostrade su cui viaggiano i nostri lavoratori». Era ovvio che i giornaloni cercassero subito i motivi per assolvere la Ue da quello che è successo a Genova. Due sono i motivi addotti: la gestione privata delle autostrade – per cui Stato e Ue non avrebbero alcuna responsabilità nel disastro di ponte Morandi – e i 500 miliardi di euro del famoso “piano Juncker” del 2014. Gestione privata, appunto. In effetti noi abbiamo privatizzato tutto, probabilmente siamo stati su questo i “più bravi” in Europa, ma chi ci ha chiesto di privatizzare? L’Ue: se volevamo entrare nell’eurozona dovevamo avere «meno Stato e più mercato», e così è andata. Grazie ai governi di centrosinistra presieduti da Romano Prodi e Massimo D’Alema (1996/1998/2000). È grazie a questi governi che il ponte Morandi è finito nelle mani dei privati. Ed è grazie a Delrio, ministro per le Infrastrutture del Governo Renzi, se non si è deciso di intervenire, pur essendo il ministro stato avvisato da due interrogazioni parlamentari (2015 e 2016) della gravità della situazione.

I PALETTI DI BRUXELLES

Comunque sia, è vero che la manutenzione spetta all’azienda privata concessionaria della gestione della rete autostradale, ma è anche vero che se lo Stato non fosse obbligato a rispettare i vincoli che l’Ue ci impone – su tutti il pareggio di bilancio previsto dal Fiscal Compact, che grazie a Monti abbiamo pure inserito in Costituzione -, potrebbe intervenire direttamente nella manutenzione determinando non solo la diminuzione dei costi del pedaggio (aumentati del 44% in dieci anni), ma soprattutto garantendo una adeguata qualità del servizio e – soprattutto – della sicurezza. Certo, il privato perderebbe una fetta di profitto, ma le strade e i ponti sarebbero molto più sicuri. Legatosi invece mani e piedi ai vincoli europei, lo Stato ha dovuto lasciare la manutenzione esclusivamente in mano ai privati che, pensando a realizzare il massimo profitto, sacrificano soprattutto la sicurezza e aumentano costantemente i prezzi. Quindi l’Ue e i suoi vincoli c’entrano e come in quello che è successo! Anche perché, senza quei vincoli di bilancio, per quale motivo lo Stato dovrebbe privatizzare consentendo ai privati di arricchirsi con la gestione di un servizio pubblico di interesse strategico?

ITALIA SPOLPATA

L’altra trovata “geniale” per difendere la Ue è quella di richiamare il “piano Juncker”. Bene, quei soldi non esistono proprio. I 500 miliardi erano in realtà poco più di 300, vale a dire 3,5 miliardi di euro ogni anno per ciascuno Stato membro. Insomma, un’elemosina. Meno di un punto percentuale di Iva, anche se, a dire il vero, nel 2015 di quei 300 miliardi l’Ue ne ha messi a disposizione soli 21, neppure di nuove risorse ma presi dal bilancio Ue. Insomma, il “piano Juncker” è una cagata pazzesca. Quindi, di cosa stiamo parlando? Diciamola tutta: da quando siamo entrati nell’Ue e nell’euro non siamo più in grado di garantire né i diritti fondamentali dei cittadini, ad esempio la sanità, né la sicurezza sulle strade o nelle scuole. E da quando abbiamo ratificato il Fiscal Compact e inserito in Costituzione il pareggio di bilancio, lo Stato si è castrato della possibilità di qualsiasi tipo di intervento. Quello che sentite dire alla televisione o leggete sui giornaloni sono solo fakenews di un vecchio potere che, agonizzante, non ne vuole proprio sapere di mollare l’osso. E in effetti dell’Italia ormai, grazie ai governi euromani di centrosinistra, è rimasto solo quello: l’osso.

di Paolo BECCHI e Giuseppe PALMA su Libero del 17 agosto 2018.

 

 


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