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Analisi e studi

Crisi industria italiana: forte calo della produzione a novembre, oltre le attese

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Pessime notizie per l’Italia, del resto in linea con quello che accade in altri paesi europei. La produzione industriale in Italia è scesa dell’1,5% a novembre 2023 rispetto al calo dello 0,2% di ottobre e alle stime di un calo dello 0,2%.

Si è trattato inoltre della contrazione più consistente da aprile, in quanto l’economia del Paese è in difficoltà a causa dei tassi di interesse elevati che frenano investimenti e consumi. Ecco il relativo grafico

I cali hanno riguardato la produzione di beni energetici (-4% vs 1,4%), beni di consumo (-1,8% vs 0,3%), beni intermedi (-1,8% vs -0,5%) e beni strumentali (-0,2% vs -0,5%). Su base annua, la produzione industriale è crollata del 3,1%, segnando il 10° periodo consecutivo di lettura negativa.

Per quanto riguarda i settori industriali colpiti la situazione è presentata dal seguente grafico Istat

Il settore più colpito è quello della produzione della carta e del legno, quest’ultimo in forte crisi in Italia anche gli alti costi dell’energia. Molto colpito anche il settore del tessile-pelle e questo è un segnale pessimo per un paese che puntava molto sulla moda. Molto pesante il calo anche nel settore dei prodotti plastici e gomma, molto sensibile all’andamento dei rpezzi energetici.

Riescono invece a resistere il settore della raffinazione petrolifera, che viene a rimbalzare dopo la crisi del 2022-23, quello dei mezzi di trasporto e la meccanica.

I dati sono pesanti e richiederebbero una risposta dagli imprenditori, prima di tutto, e quindi dalle amministrazioni locali e dal governo. Si parla spesso si sostenibilità, ma la prima sostenibilità da tutelare è quella dell’economia, della capacità del paese di sostenere la propria economia con un sistema industriale adeguato. Ora bisognerebbe ripensare tutto il sisetma burocratico, dalle amministrazioni locali alle norme centrali all’intepretazione di quelle europee, per ora, per rilanciare l’attività produttiva. La società deve cambiare direzione  pensare alla propria auto tutela demografica ed economica, non alla tutela di minuscole schegge.

Ci vorrebbe una politica industriale. Ne abbiamo una?


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