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Crisi Eurovita: ennesimo caso di tradimento del risparmio italiano

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Il “Caso Eurovita” non fa dormire quasi 400 mila risparmiatori che hanno affidato i propri risparmi alla sue polizze d’investimento e che riporta l’attenzione su come bisogna sembre essere attenti a come i nostri soldi sono investiti. Facciamo un rapido riassunto di quanto successo.

Eurovita è una società assicurativa specializzata nel ramo vita e investimenti relativi che vendeva soprattutto tramite accordi con una serie di piccoli istituti di credito. I titoli che erano dietro le polizze vendute avevano però un po’ di difetti:

  • prima di tutto si sono fortmente svalutati tutti i titoli a tasso di interesse fisso a causa della stretta sugli interessi da parte della BCE. La quota di titoli di stato a reddito fisso ha perso fortemente di valore. per esempio un BTP inv 2o29 è passato da 140 ad agosto 2021 a 108 oggi;
  • inoltre un gran numero di titoli in cui erano investite le polizze erano titoli illiquidi spesso emessi dalle stesse banche che avevano collocato le polizze. Praticamente gli investitori non compravano dalle banche delle polizze neutre, ma rifinanziavano le banche stesse. un titoli illiquido deve essere detenuto sino alla scadenza, e se il rendimento non si adatta a quello del mercato è un disaastro.

Questo a dimostrare che le assicurazioni Vita, soprattutto quando legate a gestioni separate, unit link e simili, non sono strumenti completamente sicuri, ma il loro valore viene a dipendere dal sottostante investimenti, quindi con il rischio di ricevere meno, qualche volta molto meno, di quanto si è investito. Però, essendo comunque assicurazioni, è intervenuta IVASS, l’ente ci controllo del settore assicurativo, che ha bloccato già a febbraio la redenzione delle polizze, quindi ha nominato un commissario liquidatore nella persona di  Alessandro Santoliquido, e insieme ad ANIA (l’associazione di categoria del settore assicurativo), ha cercato una soluzione, cercando di far asoorbire Eurovita da altre assicurazioni. Peccato che Generali non sia interessata e anche Munich RE, con cui erano in corso trattative, si è tirata indietro. Con il cerino in mano quindi sono rimasti i risparmiatori che avevano investito in queste polizze il cui rimborso è stato nuovameente bloccato sino al 30 giugno.

Eurovita ora è in amministrazione controllata ed anche gli organi di controllo sono stati sciolti. Per riuscire a risolvere il problema non ci vogliono somme enormi, come è successo nel caso delle banche americane: in questo caso non si parla di miliardi, ma di qualche centinaio di milioni di cui il fondo Cinven è disposto a inittarne una parte. Ovviamente sarebbe nell’interesse di tutto il sistema assicurativo risolvere il problema in modo radicale, per evitare un effetto contagio pericolosissimo, ma spesso l’egoismo è superiore alla prudenza, per cui si attende ancora il cavaliere bianco che salverà Eurovita.

Nel frattempo i risparmiatori stanno organizzandosi per tutelare i propri interessi….

 

 


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