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Coronavirus Italia: un disastro preannunciato (di Ilaria Bifarini)

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Il sistema sanitario italiano non ha retto al test coronavirus: mancano i posti letto, il personale medico, le strutture e, soprattutto, i reparti di terapia intensiva. Siamo arrivati al punto tragico in cui occorre scegliere a chi salvare la vita. Mai avremmo pensato di vivere un simile dramma nazionale. La scure dell’austerity si è abbattuta pesantemente sul nostro sistema sanitario, con un taglio di ben 32 miliardi nell’ultimo decennio. La nostra spesa pubblica sanitaria pro capite risulta inferiore a quella della media dei paesi Ocse e la metà rispetto a quella della Germania, dove i posti di rianimazione sono sei volte i nostri, che ammontano a soli 5 mila, un numero davvero inadeguato per la popolazione. La situazione che stiamo vivendo ci lascia sgomenti, in questi giorni è emerso chiaramente che non siamo pronti ad affrontare un’emergenza sanitaria, che rischia ora di diventare una bomba economica e sociale.

Eppure lo sapevamo già, era un disastro annunciato e potevamo correre ai rimedi.

Sì, perché studi pubblicati nei mesi passati da fonti autorevoli annunciavano chiaramente quello che sarebbe successo: il diffondersi di un’epidemia su scala globale e l’inadeguatezza  nella risposta del sistema sanitario italiano e cinese.

Veniamo per ordine. Nel settembre 2019 un panel di esperti della Banca mondiale e dell’Organizzazione mondiale della sanità pubblicano A world at risk, uno studio molto accurato in cui si ipotizza il verificarsi di una pandemia di un agente patogeno altamente letale. Cosa porta gli scienziati a delineare un simile scenario, sono forse dei veggenti? No, dalle loro analisi emerge come il pianeta si trovi ad affrontare crescenti focolai di malattie infettive; tra il 2011 e il 2018 l’OMS ha monitorato 1483 eventi epidemici in 172 paesi. LA diffusione di malattie a tendenza epidemica come influenza, sindrome respiratoria acuta grave (SARS), sindrome respiratoria mediorientale (MERS), Ebola, Zika, peste, febbre gialla e altre, lasciano facilmente immaginare il realizzarsi di scenari pandemici, con focolai in rapida espansione sempre più frequenti e più difficili da gestire. Il virus ipotizzato dagli esperti nel documento è più letale di quello del Covid-19 che si è diffuso in questi ultimi mesi.

Lo studio dimostra come la sicurezza sanitaria nazionale risulti fondamentalmente debole in tutto il mondo: nessun paese è completamente preparato per epidemie o pandemie e ogni paese ha importanti lacune da affrontare, in termini prevenzione e contenimento della minaccia virale.

Un sistema sanitario inadeguato

Per quanto riguarda l’Italia, a confermare l’incapacità e l’impreparazione nel rispondere a una nuova epidemia è un altro documentatissimo studio, il “Global Health Security Index”, pubblicato nell’ottobre 2019 dall’americana Johns Hopkins School, che tra i finanziatori annovera anche la fondazione di Bill e Melinda Gates. È stata analizzata il livello di prevenire e far fronte a una possibile pandemia da parte di tutti i paesi del mondo. Il settore sanitario italiano, nonostante la sua ottima nomea internazionale, ne esce distrutto, o quanto meno fortemente ridimensionato rispetto all’opinione pubblica comune.

Trentunesimo in classifica, il suo punteggio complessivo di 56/100 non raggiunge la sufficienza, seguito proprio dalla Cina con un 48/100.

Bassissimi i nostri punteggi in particolare per quanto riguarda “preparazione e pianificazione della risposta” e “comunicazione” del rischio alla popolazione. Ed è proprio quello che stiamo vivendo. Al contrario gli Stati Uniti, malgrado il loro scarso punteggio nell’indicatore di accesso alla sanità”, sono al primo posto sia della classifica di preparazione generale ad affrontare il rischio di epidemie infettive che nella prevenzione dell’emergenza o del rilascio dei patogeni.

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