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COME ITALEXIT VIENE VISTO DALL’ESTERO. VALUTAZIONI DI CREDIT SUISSE (SOLO 1% DI PROBABILITA’), PUNTI DI VISTA INTERESSANTI E POSSIBILI ERRORI.

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Leggere i report delle banche è molto interessante perchè da un lato permette di valutare, con un po’ di distacco, la situazione economico politica, dall’altro mette in luce ad un pubblico più avanzato i motivi che possono portare ad errori simile a quelli fatti dalle grandi istituzioni finanziarie circa il Brexit.

Il Credit Suisse ha fatto una analisi della situazione politica attuale e futura, dell’Italia danto una probabilità di Exitaly/Italexit del 1% , anche nel caso di sconfitta del governo al referendum. La minaccia dei Exitaly/Italexit in caso di vittoria del No è uno dei motivi portanti delle istituzioni finanziarie di questi giorni, che vedono l’Italia come il punto debole d’Europa.

Vediamo un’immagine che presenta l’analisi di Credit Suisse, prima nella versione originale e quindi in italiano

In Inglese:

exitaly-chart-2b

Ed ora in Italiano

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Cosa rende così improbabile l’Exitaly ?

a) Anche in caso di sconfitta nel referendum viene ritenuta molto più probabile una riconferma del mandato a Renzi o ad un’altra carica politica dell’establishment (Letta ? Grasso?). Questa possibilità viene data al 70% rispetto al 30% di nuove elezioni, nonostante le dichiarazioni pre-estive di Renzi. Questa soluzione condurrebbe ad una “Normalizzazione ” della situazione dell’Italia nell’Unione Europea, con solo piccole ricadute e ritardi nella capitalizzazione delle banche.

b) Anche in caso di elezioni anticipate vi è comunque una possibilità che vinca un partito dell’establishment, di centrodestra o di centrosinistra, riportando tutto alla normalità. Quest’eventualità viene data al 30%, contro il 70% di una vittoria del M5s.

c) Quindi anche nel caso di vittoria del M5s Credit Suisse considera che al 90% questo non avrà il coraggio, o la possibilità, di tenere un referendum sull’euro, questo sia per mancanza di maggioranza al Senato, sia per macanza di coraggio, sia perchè pensa che l’uscita dall’euro sia impossibile senza l’uscita dalla UE.

Una visione interessante, soprattutto quando valuta le possibilità reali del M5s di implementare il famoro “Referendum sull’euro”, che viene ritenuto molto improbabile.

Però, secondo noi, questa analisi viene a sottovalutare alcuni fatti ed alcune possibili evoluzioni :

  1. non si considera che l’Euro è una cosa innaturale e depressiva per l’economia, realtà ormai accettata da moltissimi economisti e tangibile per la popolazione italiana. Le opzioni che prevedono una “Normalizzazione” della situazione in realtà prevendono una continuazione della forzatura economica e sociale relativa alla presenza dell’Italia nell’Euro;
  2. Si dà per scontato che l’uscita dell’Italia dall’Euro venga a significare l’uscita dall’unione Europea, quando potrebbe esserne un momento di ripensamento, come non è stata la Brexit. se effettivamente l’Unione europea ha un significato di fratellanza poliica potrebbe rinascerne su basi più eque. Se invece si basa sull’oppressione del forte sul debole allora l’uscita dalla moneta unica si espanderebbe nell’uscita dall’euro.
  3. Non si considera l’esistenza di opposizioni No euro al di fuori del Movimento 5 Stelle, quali la Lega ed una serie di movimenti politici innovativi, come Ali. Considerando che vi è un 40% di votanti che hanno disertato le urne per disaffezione ai vecchi politici ogni opzione è aperta. olto è nelle mani del M5s, soprattutto se uscirà dal proprio isolazionismo sterile. 

Insomma in generale la situazione politica è molto più fluida di quanto valutato dal Credit Suisse. L’Italia pare un paese tranquillo , senza vie di uscita, ma anche nel 1848 gli stati italiani sembravano i più repressivi e tradizionalisti d’Europa. Salvo dar via ad una rivoluzione che in pochi mesi si espanse a tutto il continente. L’1% di probabilità di exitaly mi sembra , francamente, poco.

 


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