Analisi e studi
Il grande timore di Pechino: la Cina chiede aiuto all’Europa per evitare il “Decennio Perduto”
La PBoC cerca “consigli” dall’Europa per combattere tassi zero e deflazione. Ironia amara o segnale di un imminente “decennio perduto agli steroidi” per la Cina? Il dramma economico mondiale si intensifica!

La Banca Popolare Cinese (PBoC), l’istituto ha richiesto consulenza alle istituzioni finanziarie europee su come gestire gli effetti dei tassi di interesse bassi o prossimi allo zero, in previsione di un prolungato periodo di bassa inflazione o addirittura di deflazione per l’economia cinese.
Queste consultazioni riflettono la crescente preoccupazione di Pechino per un contesto economico di debolezza strutturale della domanda interna, simile a quello sperimentato da Europa e Giappone, con implicazioni negative per la redditività delle banche e la stabilità finanziaria. La stessa banca centrale ha riconosciuto “prezzi persistentemente bassi” e “rischi nascosti” durante l’ultima riunione di politica monetaria.
La Cina ha ripetutamente tagliato i tassi nell’ultimo anno, portando il tasso di riferimento all’1,4% e il tasso sui prestiti a un anno al 3% nel tentativo di rilanciare consumi e prestiti.
Intanto i rendimenti dei titoli di stato cinesi sono precipitati, e ora rendono l’uno per cento in meno rispetto a quelli tedeschi, e questo dovrebbe dirla molto chiara sulla situazione comparata fra UE e Cina. Qui il rendimento dei decennali.
Tuttavia, alcuni consulenti della PBoC temono che ulteriori tagli avranno un impatto minore. In questo contesto, la banca centrale ha attenuato il tono delle sue dichiarazioni sulle misure future, suggerendo un approccio più flessibile e meno aggressivo. Allo stesso tempo, ha messo in guardia dal rischio che i bassi rendimenti obbligazionari rappresentano per la salute delle banche regionali, tracciando parallelismi con il crollo della Silicon Valley Bank nel 2023. Se i rendimenti sono così bassi il rischio, visto negli USA, è che gli attivi bancari non generino flussi di reddito sufficienti a mantenere gli istituti di credito in utile.
In risposta alle richieste della PBoC, alcuni gestori patrimoniali europei hanno raccomandato alle banche statali cinesi di diversificare in prodotti ad alto rischio e commissioni più basse, come azioni o ETF, per far fronte a uno scenario prolungato di bassi tassi. La cura vera sarebbe quella di investire fuori dalla Cina, che è proprio quello che Pechino non vuole.
In realtà il crollo dei rendimenti nei titoli sicuri, quelli di stato, non fa altro che riflettere le aspettative di una crescita economica più lenta. La strategia delle autorità cinesi suggerisce una crescente consapevolezza che, senza misure preventive, potrebbero trovarsi ad affrontare un “decennio perduto” come quello del Giappone, ma eccitato agli steroidi, perché l’economia di Pechino ha dimensioni e impatti ben maggiori rispetto al Giappone degli anni novanta.
Certo che, visto il disastro dell’Euro e il ventennio perduto europeo, fa un po’ sorridere che Pechino chieda consiglio all’Europa. Sarebbe più utile prenderla come esempio su cosa non fare.
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