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Cina: lo stato non fornirà più i dati giornalieri sul covid, ma in alcune aree chiudono le pompe funebri

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Da domenica la Cina ha smesso di rilasciare i dati giornalieri sui casi di Covid-19, dopo che le cifre non sono riuscite a fornire un quadro completo della situazione,  mentre lo tsunami Omicron attraversa la nazione, mettendo a dura prova il sistema sanitario pubblico in molte città.
D’ora in poi non rilasceremo più informazioni giornaliere sulla pandemia”, ha dichiarato domenica la Commissione nazionale cinese per la salute in una breve dichiarazione.
“Il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie pubblicherà le informazioni rilevanti sulla pandemia per riferimento e ricerca”, ha aggiunto l’NHC.

La dichiarazione non ha fornito alcun motivo per il cambiamento né la probabile frequenza di pubblicazione dei dati in futuro da parte del CDC, un’agenzia per la salute pubblica che fa capo alla commissione. L’NHC aveva rilasciato dati giornalieri sulle infezioni da Covid-19 dal 21 gennaio 2020, durante la prima epidemia di coronavirus in Cina nella città centrale di Wuhan.
I dati giornalieri erano serviti come riferimento autorevole per l’entità dei focolai nel quadro dell’ex rigorosa politica cinese di zero Covid, con dettagli sulle infezioni, confermate e asintomatiche, nazionali e importate, e sul numero di morti, un po’ come è successo in Italia con i dati giornalieri. Tuttavia, le cifre sono diventate prive di significato dopo che, all’inizio di questo mese, i test obbligatori sono stati abbandonati nell’ambito dell’alleggerimento di diverse misure zero-Covid.
La Cina ha riportato 4.128 casi di infezione e nessun nuovo decesso sabato, una settimana dopo aver ristretto la definizione di decessi da Covid-19 – contando solo coloro che sono morti per insufficienza respiratoria causata dal coronavirus.

In questo modo il governo del Partito Comunista cerca da un lato di rassicurare la popolazione, cancellando il peso dei dati negativi, dall’altro prova a nascondere l’enorme fallimento delle proprie politiche epidemiche, prima basate su lockdown demenziali e poi, quando questi si sono rivelati talmente restrittivi da portare a rivolte, decidendo di aprire tutto all’mprovviso. Però la situazione sta sfuggendo di mano e comunque l’emergenza si fa notare anche per la carenza diffusa di medicinali contro la febbre, a partire dal comune paracetamolo. Anche le macchine per la respirazione assistita sono estremamente carenti e molti ospedali si sono convenrtiti in regime privato, a pagamento, per limitare il numero di ricoverati.  Un centro di servizi funebri statale nella città meridionale di Guangzhou ha sospeso l’accettazione di nuovi appuntamenti per i servizi di sepoltura fino al 10 gennaio “a causa della forte pressione”.
I normali servizi di cremazione continueranno, ha dichiarato sabato in un comunicato.
Hangzhou, capitale della provincia orientale di Zhejiang, un importante polo manifatturiero, sta reclutando volontari per supportare il suo centro ambulanze per soddisfare la crescente domanda di assistenza medica.

In generale si stima che il 18% della popolazione sia in questo momento infettato, il che significa avere 130 milioni di persone circa che è malato. Quasi la metà della popolazione di Pechino e della provincia sudoccidentale del Sichuan è stata infettata, il tutto alla vigilia del capodanno cinese che rischia di diffondere il virus in modo capillare anche nelle campagne.


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