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Cina: gli economisti consigliano al governo di distribuire denaro al pubblico, sotto forma di buoni acquisto

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Secondo gli economisti cinesi, il governo centrale di Pechino dovrebbe emettere buoni acquisto per i beni di consumo per allentare la pressione finanziaria sulle autorità locali e rilanciare la domanda nell’economia in rallentamento.
La politica zero-Covida di Pechino ha colpito i consumi della seconda economia mondiale e le finanze dei governi locali sono state messe a dura dai costi legati al mantenimento dei controlli e non hanno risorse per il rilancio dell’economia, in tutto in un’economia che non cresce più come prima, o proprio non cresce. Questa idea di redistribuzione del denaro è stata poi ripresa dal grande media SCMP, che l’ha riportata in un articolo online.

La soluzione trovata da un gruppo di economisti non è che una versione orientale del cosiddetto “Helicopter money”, tramite l’emissione di buoni di consumo con controvalore in contante da dare direttamente ai cittadini per sostenere la loro spesa: “È ora una priorità immediata per risollevare l’economia dal lato della domanda“, ha dichiarato Mao Zhenhua, direttore dell’Istituto di ricerca economica della Renmin University of China, in occasione del China Macroeconomic Forum della scorsa settimana.

Mao ha affermato che la principale carenza dell’economia cinese è una grave mancanza di consumi, che sono stati limitati dalle incertezze indotte dalla politica di zero Covid del governo centrale. I consumatori sono meno ottimisti sul futuro e, di conseguenza, è più incline a risparmiare piuttosto che spendere, ma questo viene a deprimere l’economia tagliando anche le entrate fiscali per i govenri locali che non possono sostenere più l’economia. Questo è evidente se analizziamo l’andamento dei consumi mensili:

Se poi analizziamo i consumi su base annua vediamo un trend di lungo termine verso la riduzione della loro crescita

Per contrastare questa tendenza, secondo gli economisti, Pechino dovrebbe emettere buoni al consumo di 5.000 yuan (700 dollari, 680 euro) per ogni residente, compresi i minori, sotto forma di moneta elettronica, integrando i tradizionali buoni sconto dei commerciali allaa vigilia del periodo festivo e della “Festa dei single”, una grande celebrazione consumistica cinese.

“Le spese fiscali centrali sono importanti perché le finanze locali sono tutte in una situazione difficile in questo momento, e anche se ci sono alcuni governi locali che hanno un surplus fiscale, non credo che siano così generosi”, secondo l’economista Mao che ritiene come questa spesa non sarebbe poi troppo elevata e sarebbe inferiore agli aiuti concessi da altri stati.

Shen Jianguang, capo economista del Jingdong Technology Group, ha affermato che l’emissione di buoni al consumo avrebbe un impatto immediato sulla ripresa. “Solo il governo centrale ha lo spazio fiscale per emettere almeno 5.000 yuan per tutta la popolazione”.
Shen ha affermato che i buoni al consumo avrebbero un effetto molto significativo sul lato dell’offerta, consentendo ai lavoratori autonomi e alle imprese colpite dalla pandemia di riprendere le attività, alleviando i licenziamenti e aumentando ulteriormente le entrate fiscali per i governi locali.

Nella Cina comunista quindi gli economisti consigliano di dare una forte spinta ai consumi, soprattutto quelli di lusso legati al periodo festivo. Sembra un po’ l’esatto opposto di quanto accade in Occidente dove, tra tassi di interesse in crescita e austerità fiscale, si fa di tutto per contenere i consumi delle famiglie. Chissà quale delle due politiche avrà più successo.


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