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Brasile e Cina si accordano per affondare il dollaro. Però a patire sarà l’Euro

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Questo mese, la Russia e la Cina stanno suscitando nuovi timori a Washington. Ciò è dovuto principalmente alle loro esibizioni di unità diplomatica, gestite in modo scenografico, intorno all’Ucraina e a molto altro.
Però c’è anche una questione di soldi: durante la visita di Xi Jinping a Mosca la scorsa settimana, Vladimir Putin si è impegnato ad adottare il renminbi per “i pagamenti tra la Russia e i Paesi dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina”, nel tentativo di sostituire il dollaro.
Questo avviene mentre Mosca sta già utilizzando sempre più il renminbi per i suoi crescenti scambi commerciali con la Cina e lo sta adottando nelle sue riserve della banca centrale, per ridurre la sua esposizione agli asset “tossici” americani.
In queste notizie già negative si aggiunge un altro colpo al Dollaro, proveniente proprio dal “Cortile di casa” degli USA, il Sud America. Secondo il governo brasiliano, la Cina e il Brasile hanno raggiunto un accordo per commerciare nelle proprie valute, abbandonando completamente il dollaro statunitense come intermediario, ha riferito l’AFP.

L’accordo, l’ultima salvezza di Pechino contro l’onnipotente biglietto verde, consentirà alla Cina, il principale rivale dell’egemonia economica statunitense, e al Brasile, la più grande economia dell’America Latina, di condurre i loro massicci scambi commerciali, che ammontano a 150 miliardi di dollari all’anno, e le transazioni finanziarie direttamente, scambiando yuan con reais e viceversa invece di passare attraverso il dollaro statunitense. In questo modo, la Cina estende i suoi accordi bilaterali di esenzione dal dollaro oltre a Paesi come la Russia, il Pakistan e l’Arabia Saudita, includendo ora la potenza esportatrice latinoamericana.

L’Agenzia brasiliana per la promozione del commercio e degli investimenti (ApexBrasil) ha dichiarato: “Ci aspettiamo che ciò riduca i costi… promuova un commercio bilaterale ancora più intenso e faciliti gli investimenti”. La Cina è il principale partner commerciale del Brasile, con un record di 150,5 miliardi di dollari (200 miliardi di S$) di scambi bilaterali lo scorso anno.

L’accordo, che fa seguito a un accordo preliminare di gennaio, è stato annunciato dopo un forum commerciale di alto livello Cina-Brasile a Pechino. Il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva avrebbe dovuto partecipare al forum nell’ambito di una visita di alto profilo in Cina, ma domenica ha dovuto rinviare il suo viaggio a tempo indeterminato a causa di una polmonite.

L’Industrial and Commercial Bank of China e la Bank of Communications BBM eseguiranno le transazioni internazioni, hanno dichiarato i funzionari.

Certo, siamo ancora lontani dal fatto che lo yuan sostituisca l’USD come valuta di riserva globale, se non altro perché il Dollaro USA resta la moneta della finanza e delle linee di credito internazionali, però il suo riferimento nella valutazione dei prodotto e delle materie prime, diciamo nell’economia mercantilistica e reale, si sta riducendo sempre di più.  I risparmi restano in Dollari per ora, ma fino a quand0? Perché la fiducia nel Dollaro, dal punto di vista dei risparmi, degli investimenti e della finanza, è reale fino a quando sussiste fiducia nella sua capacità di gestire il sistema creditizio affinchè sia sicuro ed il proprio debito pubblico che sia controllabile. Una nuova crisi finanziaria in questo momento rischia di esser fatale per il dollaro.

Chi invece è destinato ad una sicura e rapida decadenza è l’Euro: la moneta europea non gode dello status di riferimento per la finanza mondiale e i risparmi, mentre la quota del PIL dei Paesi Euro nei confronti del PIl mondiale è continuamente calante, come lo è il peso sul commerciò mondiale dell’Europa.

Quindi l’Euro non può godere dello status del Dollaro nella finanza, e neppure del vantaggio mercantilistico dello Yuan. Non solo, ma le politiche ambientali di riduzione forzata e solo europea, delle emissioni, con il sistema CBAM di dazi esterni per compensare le imposte interne sul carbonio, verranno a causare un ulteriore calo del peso della UE sul commercio internazionale, indebolendo ulteriormente il peso dell’Euro. Alla fine in un mondo comunque multivalutario, l’Euro verrà relegato ad un ruolo perfettamente secondario, segnando l’ennesimo fallimento delle politiche economiche degli ultimi 20 anni.


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