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Borrell: “La FED manda in recessione il mondo con il rialzo dei tassi”. Però la BCE loa segue a ruota. La follia della “Moneta forte” è sempre fra noi

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Voler gioocare alla moneta forte, non alla moneta “Giusta” per la propria economia, viena a costare molto caro. L’Italia e i paesi mediterranei europei lo hanno capito molto bene, con la crisi perenne a cui si sono condannati proprio per questa ricerca di inseguire il super Marco. Però, quando insegui una moneta forte, c’è sempre una moneta più forte della tua che ti viene a schiacciare, e adesso tocca a quelli bravi, quelli “Forti”, lamentarsi. I “leader” dell’Europa ammettono quanto siano davvero impotenti quando il custode della valuta di riserva mondiale sia solo uno e faccia ciò che vuole, di amici e nemici. 

“Tutti devono seguire, (la FED) perché altrimenti la loro moneta viene [svalutata]”, ha detto Borrell a una platea di ambasciatori dell’UE, secondo quanto riportato dal FT. “Tutti corrono ad aumentare i tassi di interesse, questo ci porterà a una recessione mondiale”.

Ovviamente le parole di Borrell sono state pesate, non dette a caso, con superficialità, e sono state accompagnare a un’accusa a tutte le parti di non aver assunto gli stessi altissimi standerd etici che la UE ritiene di dare al mondo, con un tono molto simile al “Fardello dell’Uomo Bianco” di epoca coloniale.

Le parole accuratamente scelte da Borrell sulla politica monetaria statunitense hanno fatto seguito all’avvertimento lanciato il mese scorso dalla Banca Mondiale, secondo cui l’aumento dei tassi da parte di più banche centrali potrebbe innescare una recessione globale nel 2023, sostenendo che il “grado di sincronia” da parte delle banche centrali non è mai stato visto negli ultimi cinque decenni.

La Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale danno il via a una settimana di incontri congiunti a Washington, dove i funzionari discuteranno delle molteplici minacce all’economia globale. Il Fondo ha ridotto fortemente le proprie previsioni di crescita in conseguenza anche delle politiche restrittive dalla FED e della BCE, che l’ha seguita pedissequamente, per non avere una moneta “debole”, salvo darle poi la colpa del disastro.

Perfino la FED ammette le ricadute negative delle proprie politiche monetarie: i massimi funzionari della Fed hanno recentemente riconosciuto in modo più diretto che la loro campagna di inasprimento della politica monetaria rischia di creare “ricadute” che potrebbero mettere a repentaglio le economie più deboli, e anche tutte le altre economie. Ma sottolineano che la loro principale preoccupazione rimane quella di riportare l’inflazione statunitense sotto controllo, suggerendo che le ramificazioni globali dei loro piani sono considerazioni secondarie. Per dirla diversamente, a loro interessano gli USA e per loro tutto il resto del mondo non conta molto, anzi non conta nulla,

Come osserva il FT, l’influenza schiacciante della Fed sulle attuali tendenze di politica monetaria rispecchia la situazione dell’Europa prima dell’euro, quando i Paesi erano costretti a seguire le politiche della Bundesbank tedesca, ha dichiarato Borrell. “Si era costretti a farlo. Anche se non era la politica giusta per le vostre ragioni interne”. Naturalmente, l’alternativa, l’euro, è stato  un disastro ancora peggiore: almeno ai tempi del DEM, i Paesi europei potevano svalutare per uscire da una crisi fiscale; con la moneta comune devono tutti implorare la BCE per ottenere la clemenza di acquistare obbligazioni o essere costretti a installare un altro primo ministro fantoccio pro-europeo. Del resto la BOJ ha dimostrato che esiste una via alternativa: non seguire la FED e difendere il proprio benessere, e sta riuscendo meglio degli europei nella propria missione. Però la BCE non può, lei deve avere la  “Moneta forte”.


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