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Borghi, il decreto sbagliato ed l’attacco di Sallusti

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Claudio Borghi fa parte di quel pugno di politici, pochi, che cerca, ed ha cercato di limitare i danni legati al Green pass e al suo uso. Richiamando il caso della scuola, in cui gli allievi non vaccinati saranno additabili come gli untori della classe, parte con un discorso in cui, onestamente, ammette di non aver compreso il peso che avrebbe comportato il Green Pass nella vita delle persone, nelle loro scelte personali, nella loro privacy, nella possibilità di una discriminazione sulla base di questo strumento che, alla fine, visti gli ultimi dati sul contagio con la variante Delta, appare piuttosto inutile.

Eccovi il video, per il quale ringraziamo Inriverente

Claudio Borghi parla anche della vaccinazione dei bambini, la cui salute viene messa a rischio, anche, magari, un rischio minimo, a fronte di una probabilità praticamente pari a zero di ammalarsi. Senza considerare che poi, sugli effetti nel tempo, si sa veramente poco, e questo non è un timore trascurabile nei giovani.

Borghi ha se sue posizione, comprensibili, che esprime nei suoi social media. In Italia, dove la libertà trova dei difensori sempre più rari e dove i mass media, foraggiati dal governo, fanno a gara al più bravo nella piaggeria e nell’estremismo, la sua voce è, purtroppo, poco diffusa e ascoltata. Del resto, da quando è diventato scettico sul Green pass e sulla mania vaccinale non è più andato in TV.

Per questo oggi siamo rimasti un po’, anzi molto, stupiti dall’attacco di Sallusti, neo direttore di Libero a Borghi.  Si vede che l’essere quasi un ospite fisso dalla Gruber, su “La 7”, dove rappresenta la riserva indiana della “destra presentabile”, quella che si può invitare perchè sempre minoritaria e sempre pronta a dare ragione alla sinistra, lo sta cambiando.

Sallusti ha attaccato Borghi definendolo, fondamentalmente, un ipocrita, perché, se contrario al Green pass, è però disposto a usare tessere di riconoscimento, a lasciar gestire i propri dati su Facebook e a farsi esaminare per prendere la patente. Quindi, se lui permette  a questi enti di gestire i suoi dati, di esaminarlo, allora che problema c’è a utilizzare il Green pass? Eppure esiste una differenza che perfino uno strapagato direttore di giornale dovrebbe capire: una persona sceglie di farsi eleggere alla Camera o al Senato, ottenendone la tessera, sceglie di prendere la patente, per la quale, tra l’altro, si subisce una visita della vista ogni dieci anni. Non ti vietano di entrare in un ristorante o di assistere a un evento sportivo o culturale se non hai la patente. Per non parlare dei social media, in cui i dati caricati sono volontari e che sono libero di usare o meno. Invece è proprio quest’elemento che Sallusti non  capisce, o finge di non capire: il libero arbitrio, la possibilità di scelta. Comunque amen: un altro giornalista che conferma la propria personale sudditanza e che, tra l’altro, da una bel calcio nel sedere alla propria audience. A Sallusti questo non Interessa: lui è solo l’ultimo pedone che vuole rompere la Lega e permettere la prosecuzione in eterno del governo degli uomini dell’apparato, e anche in questo è l’ultimo arrivato.

 

 

 

 

 

 

 


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