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Crisi

Aumento debito pubblico e calo delle entrate. L’Italia verso l’autocannibalizzazione…

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DITO E MINESTRA
I dati di oggi parlano chiaro: il debito pubblico ad ottobre è salito a quota 2157 miliardi e le entrate tributarie  sono scese del 2.7% sempre ad ottobre, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
L’ideologia condivisa dal mainstream ci vuole trasmettere l’idea che tagliando la spesa pubblica e aumentando le tasse, siano politiche necessarie da sopportare per ridurre il mostro del debito pubblico.
La realtà oltre ad essere diversa, si mostra perfino al contrario:
Tagliando la spesa pubblica e l’Italia lo sta facendo in modo eccellente, si riduce il reddito dei cittadini, l’economia privata non viene più alimentata, di conseguenza saranno meno le persone che pagheranno le tasse, sia per i bassi consumi che per le minori attività lavorative dovuto all’aumento della disoccupazione. Registrando gettiti più bassi lo Stato persevererà nell’aumentare la pressione fiscale il che produrrà un un’ulteriore contrazione dell’economia, registrando minori consumi e quindi meno vendite ergo meno pagamenti dell’iva anche per colpa del suo aumento. Con minori consumi, aumenterà la disoccupazione, visto che ci troviamo in una crisi da domanda, i senza lavoro dovranno essere sostenuti parzialmente dallo Stato e NON pagheranno tasse per aver perso l’occupazione per troppe tasse (bell’ossimoro).
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Maggiore sarà la contrazione economica e maggiore saranno i tagli alla spesa ed aumenti della pressione fiscale che avendo già superato un limite massimo sta portando meno introiti per lo Stato proprio per il deteriorarsi delle condizioni economiche del Paese (grafico curva di Laffer).
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Il risultato sarà ovviamente un aumento del debito pubblico: meno gettito per lo Stato, più spese per disoccupati, ma lo stock del debito non è il vero indicatore da prendere in considerazione, bensì il rapporto % debito pil- che aumenta solo per il calare della ricchezza (pil) dovuto come già detto a tagli e maggiori tasse, anche se lo stock di debito rimanesse inalterato.
Proseguendo con questa dinamica anti economica, l’economia italiana, immersa nella spirale: tagli alla spesa-aumento tasse- contrazione pil- e deflazione, rischia l’implosione sia per le sue ricadute sociali che per l’insotenibilità del debito (tra l’altro non emesso in moneta nazionale e garantita da una banca centrale) ormai appesantito dalla deflazione, il che potrebbe rendere necessaria per l’Italia l’uscita dall’euro per ridenominare il debito pubblico e/o per non far saltare il sistema bancario nazionale.

Il 2015 sarà un anno ricco di sorprese ma povero nella realtà…??


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