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Atlit Yam: la Stonehenge del Mediterraneo due volte più antica dell’originale che mostra la prima dieta mediterranea

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Dopo una tempesta un gruppo di sub cercò dei relitti antichi davanti all’insediamento di Atlit, nel nord di Israele. Quello che trovarono fu più eccezionale: un villaggio del neolitico antico di 9 mila anni, che indica il complesso passato dalla vita dei raccoglitori a quella dell’agricoltura, e, soprattutto, si è trovato un monumento megalitico , un cerchio composto da grandi pietre, ma due volte più vecchio di Stonehenge!

Il villaggio, chiamato Atlit Yam, era una storia di successo con case dai muri di pietra, i primi esempi di proto-ceramica, e doveva la sua fortuna a una sorgente d’acqua dolce quasi inesauribile. In un momento di transizione dalle comunità di cacciatori/raccoglitori nomadi e quella dei primi agricoltori l’acqua dolce potabile era importantissima, e questa comunità si era creata probabilmente attorno a questa fonte, apparentemente inesauribile. La sua importanza era tale che non solo vi costruirono attorno un monumento, ma scavarono un pozzo con mura in pietra, forse il primo esempio del genere.

La vita dei primi agricoltori era durissima e la vita media non giungeva spesso al 30 anni. Atlit Yam era invece un esempio di successo perché  fra gli scheletri ritrovati vi è un numero di persone con un’età superiore ai 40 e 50 anni. Questo perché la dieta era  molto varia, alternando pesce, poca carne, legumi e cereali, praticamente la dieta mediterranea moderna. Inoltre avevano un buon corredo di utensili per tessere reti da pesca e sono stati trovati pesi per le reti e ami. Nei rifiuti vi erano anche migliaia di lische di pesce e ossa di ovini, capre e altri animali sia domestici sia selvatici.

Una cultura di successo, ma cosa la fece sparire? La fine dell’età glaciale fece alzare il livello del mare, rendendo l’acqua salmastra e obbligando la comunità a traslocare, ma non subito: una generazione almeno tentò di alzare il livello della faglia d’acqua dolce inserendo delle pietre nei pozzi. Secondo la ricercatrice Maria Pareschi la fine fu più drammatica, causata da un maremoto legato ad un crollo dell’Etna che spazzò via il Mediterraneo orientale. Comunque questo ritrovamento indica che le culture megalitiche erano molto più antiche di quanto pensassimo e che Stonehenge e i grandi monumenti a lui contemporanei erano il culmine di una evoluzione millenaria.

 

 


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