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SPOSTARE IL BARICENTRO, TRIVELLARE L’EURO? (di Nino Galloni)

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L’esito del referendum sulle trivellazioni deve farci riflettere non solo sull’ energia e quel che c’è dietro, ma anche sul posizionamento dell’Europa ed il futuro dell’euro (che é anche il nostro).
Il discorso del bicchiere mezzo pieno (in realtà un terzo pieno) del sindaco Emiliano può essere accettato come una razionalizzazione, un premio di consolazione: ben 14 milioni di Italiani si sono pronunciati per il Sì ma più di qualcosa non ha funzionato nella comunicazione e nel progetto. Infatti la soluzione del problema non starebbe nella regressione verso le rinnovabili ma nella apertura alle nuove tecnologie energetiche in grado di superare la civiltà degli idrocarburi fornendo energia pulita, illimitata, a costo zero. Ciò trascinerebbe nella fossa l’attuale sistema richiedendo imprese di tipo nuovo che organizzano la produzione ma che non hanno a che vedere con costi, prezzi e profitti.
Di ciò si ha paura perché finora o, meglio, da circa 200 anni abbiamo sperimentato solo modelli capitalistici: un futuro entusiasmante ma ignoto si spalanca davanti a noi e la paura, l’ignoranza e la confusione la fanno ancora da padrone.
Anche l’Europa deve abbassare il suo baricentro e divenire più mediterranea o scomparire; ma siccome l’Europa non c’è tocca all’ Italia fare da traino. Non si spacchera’ l’Italia però potrebbe spaccarsi l’Europa; al momento non possiamo salutare ciò come progresso ma come fenomeno possibile: il compromesso tedesco sugli immigrati buoni solo come forza lavoro a basso prezzo potrebbe incontrare una duplice resistenza. Da parte dei popoli che non vogliono immiserirsi ulteriormente e da parte della realtà che non consente di fermare le ondate migratorie se la politica economica e monetaria non cambia radicalmente, se l’Europa non si lega diversamente all’ Africa ed al medio oriente.
Dunque l’euro potrebbe implodere miseramente oppure continuare con un’ apparente svolta della BCE in termini di rifornimento diretto di capacità di acquisto per chi ha basso rating e basso reddito (sarebbe solo un efficace ma momentaneo palliativo).
Se facciamo i conti con le paure della gente (cioè gli elettori cui sarà riconosciuta apparente sovranità finché continueranno a risultare sudditi), allora ci accorgiamo che dobbiamo proporre un escamotage: separare lo stato patrimoniale dal conto economico nei bilanci pubblici e consentire di iscrivere tra i proventi – oltre le entrate tributarie – anche la moneta che la Banca Centrale autorizzera’ in proporzione agli investimenti di ciascuno che sono definiti in funzione della disoccupazione da riassorbire.
Con determinati accorgimenti ciò può venir applicato anche ai Paesi emergenti e il gioco é fatto.
Intanto, per cominciare, si potrebbe affiancare all’euro una moneta parallela anche non a corso legale (fiduciaria) e valida solo su un deteminato territorio.
La Germania, in qualche modo, ha già cominciato! Perché fermarsi?

Nino Galloni


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