Economia
Crisi Volkswagen: 20.000 posti di lavoro tagliati in Germania, Investimenti spostati negli USA
Volkswagen affronta una crisi in Europa: 20.000 posti di lavoro tagliati in Germania entro il 2030, mentre investe negli USA. Scopri i dettagli del piano di risparmio e le proteste a Wolfsburg. qual’è il futuro dell’auto in Europa?

La Volkswagen, colosso automobilistico tedesco, è al centro di una tempesta economica che scuote Wolfsburg e l’intera Europa.
Secondo quanto dichiarato dal direttore del personale Gunnar Kilian, l’azienda ha già concordato contrattualmente il taglio di 20.000 posti di lavoro in Germania, parte di un obiettivo più ampio che prevede la riduzione di oltre 35.000 dipendenti entro il 2030.
Questo dato, comunicato per la prima volta durante un’assemblea aziendale a inizio giugno 2025, ha sollevato interrogativi e preoccupazioni tra i lavoratori e il pubblico: chi lascerà l’azienda e come avverrà questa drastica riduzione?
Nel frattempo, Volkswagen sembra guardare oltreoceano, con ingenti investimenti negli Stati Uniti, un segnale che evidenzia il declino della sua centralità in Europa.
Un piano di tagli massicci, ma “socialmente sostenibile”
Secondo le informazioni rese note al quotidiano Handelsblatt, i 20.000 posti di lavoro da eliminare si riferiscono esclusivamente alla Volkswagen AG in Germania. Questo numero non include gli stabilimenti della Germania orientale in Sassonia né quello di Osnabrück, portando il totale dei tagli previsti a oltre 22.000 posti, una cifra che l’azienda preferisce non commentare ufficialmente.
Dei 20.000 licenziamenti già confermati, la strategia di Volkswagen si basa su strumenti “morbidi” per ridurre l’impatto sociale:
- 14.000 lavoratori opteranno per il part-time per anzianità (ATZ), un programma che consente ai dipendenti più anziani di ridurre l’orario di lavoro mantenendo fino al 95% dello stipendio netto, contributi pensionistici e previdenziali a carico dell’azienda e una compensazione a vita per metà del divario pensionistico. Il tasso di accettazione di questo programma varia dal 70% al 90% a seconda delle sedi, con le classi 1968, 1969 e 1970 recentemente incluse.
- 5.000 tagli saranno assorbiti dai pensionamenti naturali previsti entro il 2030.
- Solo 1.300 posizioni saranno eliminate attraverso contratti di risoluzione, con indennità di licenziamento che possono raggiungere cifre a sei zeri.
Questo approccio rientra nel programma “Zukunft Volkswagen”, concordato a dicembre 2024 tra direzione, comitato aziendale e il sindacato IG Metall, con l’obiettivo di risparmiare 15 miliardi di euro entro il 2030 senza ricorrere a licenziamenti per motivi operativi. La garanzia di occupazione è valida fino alla fine del 2030 per tutte le sedi tedesche, ma il programma di indennità di licenziamento, attualmente limitato a impiegati amministrativi e di sviluppo, sarà esteso alla produzione a partire dall’estate 2026.
Una crisi europea, un’espansione americana
La crisi di Volkswagen in Europa è tanto più preoccupante se confrontata con la strategia dell’azienda negli Stati Uniti, dove continua a investire in nuovi impianti e tecnologie, puntando sul mercato nordamericano per compensare le difficoltà nel Vecchio Continente.
Questa divergenza sta alimentando il dibattito a Wolfsburg: mentre in Germania si tagliano posti di lavoro e si ridimensionano le operazioni, gli investimenti oltreoceano sembrano indicare una chiara priorità strategica, che rischia di marginalizzare ulteriormente l’Europa. Sembra che Trump stia effettivamente vincendo, forte della crescita del proprio mercato, trasformando le case automobilistiche tedesche in case automobilistiche americane.
Dubbi sul futuro e nuove assunzioni limitate
Nonostante l’ambizioso piano di riduzione, il raggiungimento dell’obiettivo netto di 35.000 tagli rimane incerto. Volkswagen continua ad assumere circa 1.000 apprendisti all’anno, un numero che scenderà a 600 a partire dal 2029. Le nuove assunzioni esterne saranno fortemente limitate, ma non completamente escluse, creando un equilibrio precario tra tagli e necessità di rinnovamento della forza lavoro.
Se non si assumono giovani non ci sarà nessun ricambio occupazionale e la società di estinguerà di morte naturale.
Volkswagen al bivio
La situazione di Volkswagen rappresenta un campanello d’allarme per l’industria automobilistica europea. I tagli massicci in Germania, uniti alla crescente attenzione verso il mercato statunitense, evidenziano le difficoltà di un settore alle prese con costi crescenti, transizione ecologica e competizione globale. In Italia Stellantis
Per il governo Starmer, già sotto pressione per la crisi economica britannica, il caso Volkswagen è un ulteriore segnale di allarme: il malcontento generato da queste dinamiche potrebbe trasformarsi in un’arma politica per le opposizioni, con Nigel Farage pronto a cavalcare l’onda del dissenso.
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