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Verso la conferma di Dilma Rousseff?

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Dopo una campagna elettorale piuttosto bizzarra e segnata anche da eventi tragici, come la morte del candidato socialista Eduardo Campos, il Brasile sceglie il suo nuovo presidente domenica, quando i brasiliani andranno a votare per il primo turno delle elezioni presidenziali.

Dopo una serie di saliscendi nei sondaggi, sembra che il presidente in carica, Dilma Rousseff sia largamente favorita per la conferma. Dopo l’improvvisa morta di Eduardo Campos e la sua sostituzione con la sua candidata alla vice-presidenza Marina Silva, terza classificata quattro anni fa, la Rousseff sembrava in grossa difficoltà e i sondaggi davano la Silva vincitrice al ballottaggio contro il presidente uscente. Le ultime settimane hanno però visto una forte rimonta della Rousseff che ora conduce con un vantaggio di circa 15 punti sulla Silva al primo turno. Al secondo turno lo scarto si ridurrebbe, dato che i consensi del terzo classificato al primo turno, il social-democratico Aecio Neves, confluirebbero maggiormente sulla Silva, ma non abbastanza da creare reali preoccupazioni alla Rousseff che al ballottaggio del 26 ottobre vincerebbe con uno scarto di circa sette punti sulla Silva.

Non è detto però che sarà Marina Silva a sfidare Dilma Rousseff al ballottaggio, gli ultimi sondaggi lasciano aperta la possibilità che Aecio Neves possa scavalcare Marina Silva e imitare il compagno di partito Josè Serra che perse al ballottaggio contro la Rousseff quattro anni fa. In caso fosse Neves a sfidare la Rousseff il risultato non sarebbe molto diverso da quello di Marina Silva e il presidente in carica vincerebbe con circa 10 punti di scarto.

In sostanza, nonostante le manifestazioni di protesta contro la corruzione, il rallentamento dell’economia e le polemiche sulla gestione della Coppa del Mondo di calcio e dei Giochi Olimpici del 2016, il Brasile sembra comunque dare ancora una certa fiducia alla coalizione “lulista” e a Dilma Rousseff. Sebbene nel mese di settembre sembrava concreta la possibilità di un cambio di leadership a Brasilia, Marina Silva non è riuscita a mantenere il momento favorevole che l’aveva spinta in vetta alle intenzioni di voto al secondo turno. Le proposte della Silva, bollate come neo-liberali, hanno forse alienato i consensi del ceto medio, maggiormente tranquillizzato dal protezionismo della Rousseff. Non ha poi giovato la connessione della crescente comunità evangelica alla Silva, convertitasi al protestantesimo sei anni fa. Il fondamentalismo religioso dei televangelisti protestanti ha forse portato più danni che benefici all’ex ministro dell’ambiente spaventando l’elettorato cattolico e moderato.


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