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“Venerare l’acqua, non usarla”: un funzionario “Woke” ha negato l’acqua per spegnere gli incendi alle Hawaii nel momento del bisogno

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Dietro i disastri degli incendi alle Hawaii, con 116 morti, potrebbe esserci anche l’errore fatale di un funzionario pubblico “Woke”, che “Adora” l’acqua in modo divino, che ne ha bloccato l’uso delle ampie riserve per la prevenzione degli incendi sino a quando è stato troppo tardi, condannando un intero quartiere al rogo.

L’8 agosto, con gli incendi che stavano devastando l’ovest di Maui, un funzionario dello Stato per le acque ha ritardato il rilascio dell’acqua richiesta dai proprietari terrieri per proteggere le loro proprietà dai danni e fermare la propagazione del fuoco. Lo stallo sull’acqua si è protratto per gran parte della giornata e l’acqua è arrivata solo troppo tardi. La disputa ha coinvolto la divisione per la gestione delle risorse idriche del Dipartimento del Territorio e delle Risorse Naturali e la West Maui Land Co. che gestisce le suddivisioni agricole e residenziali nel West Maui.

Secondo le testimonianze di quattro persone coinvolte direttamente, M. Kaleo Manuel, operatore culturale nativo hawaiano e vice direttore del DLNR per la gestione delle risorse idriche, ha inizialmente rifiutato le richieste di West Maui Land Co. di acqua supplementare per evitare che gli incendi si propagassero alle proprietà gestite dalla società. Alla fine Manuel ha rilasciato l’acqua, ma solo dopo che l’incendio aveva fatto il suo corso.

Il suo ufficio non ha ancora commentato il ritardo delle risorse idriche.

Non si sa ancora quanti danni si sarebbero potuti evitare con l’acqua in più, ma qualcosa avrebbero fatto per alleviare il peggior disastro nella storia recente delle Hawaii. Una recente intervista a M. Kaleo Manual offre alcuni spunti interessanti e inquietanti. Manuel parla in modo filosofico di “equità dell’acqua” (l'”equità” è una parola d’ordine pervasiva del woke) e di un’antica “venerazione” dell’acqua come divinità. Usa queste convinzioni per sostenere le sue ragioni per mantenere uno stretto controllo sulle forniture idriche hawaiane; non come una risorsa da utilizzare, ma come un privilegio olistico offerto dal governo. L’acqua è sacra e non si usa neanche per spegnere gli incendi.

 

I suoi sentimenti rappresentano un cultismo di estrema sinistra ormai familiare e la propensione a mettere il culto della Terra e l’ideologia climatica al di sopra della vita della gente comune. È anche un tropo piuttosto comune dell’estrema sinistra raffigurare le popolazioni indigene come saggi ambientalisti “tutt’uno con il pianeta”, che lo hanno lasciato inalterato per migliaia di anni  Questo fatto è storicamente falso, tutte le civiltà antiche hanno cercato di modifcare la natura, anzi ptremmo dire che le radici della civiltà, dagli egizi ai sumeri, sono proprio nella modifica dell’ambiente tramite l’acqua, ma fa comodo pensarlo in una visione anti-umana della natura e dell’universo.

Il candidato repubblicano alla presidenza Vivek Ramaswamy ha riassunto la disgustosa farsa in un tweet:

C’è un’oscura ma dura VERITÀ nella catastrofe di Maui che ha causato oltre 110 tragiche morti.

Mentre infuriavano gli incendi, i residenti disperati hanno chiesto ai funzionari statali di inviare più acqua per la lotta agli incendi e per aiutare a proteggere le loro proprietà dal fuoco.

La richiesta è rimasta senza risposta per ore, negando agli isolani aiuti fondamentali. Ora apprendiamo che il funzionario che ha ritardato l’approvazione è un “leader dell’Asia e del Pacifico” della Fondazione Obama e un attivista climatico che ritiene che l’acqua debba essere “venerata” prima di tutto.

Il programma della DEI sta letteralmente costando la vita alle persone.

Il governatore democratico delle Hawaii, Josh Green, ha dichiarato che ci sono persone che “combattono contro il rilascio di acqua per combattere gli incendi” e che la questione deve essere approfondita. La responsabilità numero 1 del governo è proteggere i suoi cittadini. Le vittime e le loro famiglie meritano la VERITÀ.

Si potrebbe obiettare che l’acqua dolce in uno Stato insulare richiede una pianificazione più attenta in termini di applicazioni quotidiane. Questo non significa che l’acqua debba essere negata in caso di emergenza a causa della propria personale e insignificante fede in una superstizione tribale, né si può sostenere che le proprietà e le persone debbano bruciare per “equità idrica”, qualunque cosa significhi.


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