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USA: l’illusione del calo dell’inflazione per un’economia sul filo del rasoio

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Ieri Biden ha festeggiato il primo calo del tasso di inflazione prima di andare in vacanza. Effettivamente, almeno in modo apparente, il tasso d’inflazione annuale negli Stati Uniti è rallentato più del previsto, scendendo all’8,5% nel luglio del 2022 rispetto al massimo di oltre 40 anni del 9,1% toccato a giugno, e al di sotto delle previsioni del mercato dell’8,7%. L‘IPC dell’energia è salito del 32,9%, dopo aver toccato un massimo di 42 anni del 41,6% a giugno, soprattutto a causa di un forte rallentamento dei costi della benzina (44% contro 59,9%), dell’olio combustibile (75,6% contro 98,5%) e del gas naturale (30,5% contro 38,4%), mentre i prezzi dell’elettricità hanno subito un’accelerazione (15,2%, il massimo da febbraio 2006). I costi sono rallentati anche per i nuovi veicoli (10,4% vs 11,4%) e per le tariffe aeree (27,7% vs 34,1%). D’altro canto, l’inflazione ha continuato a salire per i generi alimentari (10,9%, l’aumento più consistente dal maggio 1979, contro il 10,4%), per gli alloggi (5,7% contro 5,6%) e per le auto e i mezzi commerciali usati (6,6% contro 1,7%). Rispetto al mese precedente, l’IPC è rimasto invariato, dopo aver toccato un massimo di 17 anni dell’1,3% e al di sotto delle previsioni dello 0,2%. L’inflazione di fondo è rimasta stabile al 5,9%, battendo le aspettative del 6,1% e offrendo un sostegno al fatto che l’inflazione si sia finalmente stabilizzata.

Vi è stato perfino un calo nei prezzi alla produzione, anch’esso legato al calo dei prezzi energetici, soprattutto petroliferi. In questo caso era da un po’ che non si assisteva ad una riduzione dei prezzi alla produzione, come potete vedere dal grafico sottostante

Biden potrà dire, per un mesetto, che l’inflazione è calata per merito suo, che le sue misure funzionano e che quindi si merita fiducia nelle elezioni di mid-term a novembre. Io ne dubito fortemente: il calo attuale è legato ad una riduzione del prezzo del petrolio e della benzina sul mercato statunitense. Su Scenari avete letto come il forte calo dei prezzi dell’oro nero avvenuta la scorsa settimana sia originata da dati sulla domanda per lo meno dubbi, e comunque l’effetto di riduzione del prezzo del petrolio si sta esaurendo. Questa settimana c’è stata un forte aumento di prezzo. Da un livello sotto 90 dollari al barile siamo già tornati a 93, e l’aumento limitatissimo di quote deciso da OPEC+ fa pensare che il prezzo decollerà presto. Se torniamo attorno ai 100 dollari buona parte del calo dell’inflazione a cui abbiamo assistito svanirà, mentre deve scaricarsi completamente l’inflazione nel settore alimentari e nei servizi, che si farà sentire più tardi.

Quindi il sollievo del calo inflazionistico è solo temporaneo, ma ha un lato positivo: potrebbe spingere la FED a ridurre la foga nella propria stretta monetaria, soprattutto se i dati sull’occupazione non fossero positivi.

 


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